MACCHINA DEL TEMPO LUGLIO 2005, 26 settembre 2005
I benefici effetti delle note. «La musica è il cibo delle neuroscienze». Lo ha detto il neurologo canadese Robert Zatorre al convegno ”Neuroscienze e Musica: dalla percezione alla performance”
I benefici effetti delle note. «La musica è il cibo delle neuroscienze». Lo ha detto il neurologo canadese Robert Zatorre al convegno ”Neuroscienze e Musica: dalla percezione alla performance”. Secondo John Sloboda, psicologo alla Keele University, «la musica ha molta importanza nella nostra vita: la usiamo come stimolante, o per migliorare il tono dell’umore: direi che ha un ruolo paragonabile a quello della dieta o dell’esercizio fisico. Anche gli studi sulla musica si sono molto evoluti negli ultimi anni. Una rivoluzione dovuta anche alle moderne tecniche che ci consentono di vedere come il nostro cervello percepisca la musica in modo diverso da un qualunque suono, anche con caratteristiche acustiche molto simili. Alcuni studi mostrano addirittura come il cervello cominci ad attivarsi quando immaginiamo una musica, o siamo in attesa di percepirne le prime note». Di recente gli studiosi hanno fatto un altro passo avanti, passando dall’analisi dell’ascolto a quella della performance. Cosa succede nel cervello di chi fa musica, per piacere o per professione? «Sappiamo che, in chi suona uno strumento, le aree del cervello coinvolte nell’esecuzione o nella percezione sono più estese», dice il neurofisiologo Christo Pantev dell’Università di Munster, «addirittura studiare strumenti diversi come la tromba o il violino porta a sviluppare aree cerebrali diverse».