Emilio Minelli, "L’Espresso" 31/3/2005, 31 marzo 2005
Odori. Emilio Minelli, responsabile del Centro per le Medicine Complementari dell’Oms in Italia, sostiene che l’antica credenza secondo cui certe malattie si riconoscono anche dall’odore che emana il paziente non sia campata per aria
Odori. Emilio Minelli, responsabile del Centro per le Medicine Complementari dell’Oms in Italia, sostiene che l’antica credenza secondo cui certe malattie si riconoscono anche dall’odore che emana il paziente non sia campata per aria. Chi soffre di fegato sa di ammoniaca, i diabetici hanno un sentore dolciastro, poi c’è l’odore da macelleria dei malati di febbre gialla, l’odore di melassa del paziente acetonemico ecc. L’antico medico cinese Qi Bo: «L’odore di rancido indica uno squilibrio dell’organo-funzione fegato, quello di bruciato uno squilibrio dell’organo-funzione cuore. Quello acre di verdure, come aglio e cipolla, uno squilibrio dell’organo-sistema polmone e quello di muffa uno squilibrio dell’organo-sistema rene. L’aroma delicato del miglio che fermenta o della frutta matura è, invece, l’odore della salute». Minelli spiega che queste teorie sono talmente fondate che al San Camillo-Forlanini di Roma adoperano un naso elettronico per la diagnosi precoce del cancro ai polmoni. «Alla base di questa e di altre applicazioni c’è il principio che il metabolismo dell’uomo varia in relazione alla malattia e che, in seguito a ciò, si modifica anche l’odore».