Stefano Petrucci, ཿCorriere della Sera 23/3/2005;, 23 marzo 2005
Sacerdoti boxeur. Da qualche mese quindici seminaristi della diocesi di Bergamo prendono lezioni di boxe da Luca Messi, già campione italiano e intercontinentale dei pesi welter, aspirante al titolo nazionale dei medi junior, e fratello di don Alessandro, che ha avuto l’idea: «Guai a confondere la gentilezza, l’umiltà, la serenità d’animo con la fragilità o, peggio, la codardia»
Sacerdoti boxeur. Da qualche mese quindici seminaristi della diocesi di Bergamo prendono lezioni di boxe da Luca Messi, già campione italiano e intercontinentale dei pesi welter, aspirante al titolo nazionale dei medi junior, e fratello di don Alessandro, che ha avuto l’idea: «Guai a confondere la gentilezza, l’umiltà, la serenità d’animo con la fragilità o, peggio, la codardia». Franco Falcinelli, presidente della Federboxe: «La boxe praticata da aspiranti sacerdoti è il segno di come questo sport possa inserirsi nella società, lasciando per sempre il ghetto in cui è stato spesso relegato». Carlo Mazza, responsabile dello sport della Conferenza episcopale italiana: «Il pugilato è un confronto leale tra uomini che si sfidano fino alla fine». Don Massimiliano Pusceddu, ventottenne parroco di Vallermosa che sta per esordire tra i professionisti, categoria superwelter: «Esorcizzare il Maligno a cazzotti? Perché no...».