21 settembre 2005
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Ferrer Fernando
• Nato a New York (Stati Uniti) il 30 aprile 1950. Politico. Nel 2005 candidato sindaco di New York (democratico). «[...] è un figlio del South Bronx e come tale ama le sfide; nato e cresciuto a Fox Street, al centro di un quartiere dove devi essere tough - forte nei muscoli ma soprattutto nell’animo - per sopravvivere e farti largo nella vita, deve la sua fortuna a due donne. Come vuole la migliore tradizione americana di chi ”si è fatto da sé”, solo grazie al duro lavoro della madre e della nonna nelle cucine del Waldorf Astoria (l’albergo dove scendono re e presidenti) il ragazzo Freddy ha potuto continuare gli studi; e grazie alla sua abilità a 18 anni ha ottenuto quello che è il sogno per ogni ragazzo dei ghetti o dei quartieri maledetti di Bronx e Brooklyn: una borsa di studio per la Nyu, la New York University. La sua biografia, per come la raccontano i siti (ufficiale e non), i giornali e le tv locali è quella di un cavaliere senza macchia, sempre dalla parte dei poveri e dei deboli, duro critico della brutalità poliziesca e delle ingiustizie contro latinos (Freddy è uno di loro) e neri; una figura perfetta, almeno in teoria, per fare il pieno di voti nei quartieri popolari della Big Apple. In realtà una macchia, almeno dal punto di vista della polizia, Freddy ce l’ha. stato uno dei pubblici ufficiali arrestati durante le proteste che seguirono il ”caso Diallo”, l’immigrato freddato con 41 colpi di pistola (lui era disarmato) il 4 febbraio 1999 da quattro poliziotti del Nypd in circostanze mai chiarite del tutto, proprio in una strada del Bronx. Alcune dichiarazioni di Ferrer sul caso Diallo all’inizio della campagna elettorale avevano provocato la protesta ufficiale dellla polizia newyorchese e il candidato democratico - che è riuscito ad ottenere la nomination dopo il tentativo andato a vuoto nel 2001 - era stato costretto a delle pubbliche scuse. E visto che la polizia di New York non è considerata più dai democratici quella (da combattere) della zero tolerance degli anni di Rudolph Giuliani ma è la polizia degli eroi dell’11 settembre 2001 (da difendere, anche se nelle strade del Bronx e di Brooklyn è probabile che i metodi siano rimasti sempre gli stessi, efficaci, dei tempi di Giuliani) dopo le scuse Ferrer è riuscito anche a trovare l’endorsement (l’appoggio) della ”Nypd Guardians Association” e degli ”African American police officers”. Al centro del suo programma c’è il problema della casa per i ceti meno abbienti: Ferrer ha promesso di costruire, se verrà eletto sindaco, 167mila nuovi appartamenti che verrebbero venduti o affittati a prezzi popolari e ha puntato le altre carte sull’educazione, sull’ambiente e sui diritti delle minoranze, che a New York in molti quartieri sono ormai (come quella ”latina”) delle vere maggioranze. Un classico programma di stampo liberal che non avrebbe alcuna chance a livello nazionale e che sulla carta non ne ha alcuna neanche a New York. Ma visto che la Grande Mela è una delle città più liberal d’America e se ci si aggiunge il fatto che dopo molti anni il partito democratico si presenta un po’ meno disunito del solito (Ferrer ha avuto l’appoggio dei due senatori dello Stato Hillary Clinton e Charles Schumer e di numerosi politici locali) ecco che gli uomini di Fernando Freddy Ferrer manifestano qualche ottimismo. [...]» (Alberto Flores D’Arcais, ”la Repubblica” 21/9/2005).