Il Messaggero 11/09/2005, pag.7 Carla Massi, 11 settembre 2005
Le donne non accettano le visite di medici uomini. Il Messaggero 11/09/2005. Roma. Si rivolgono ai servizi sanitari con grande diffidenza, le donne non accettano il taglio cesareo e rifiutano di farsi curare da medici uomini
Le donne non accettano le visite di medici uomini. Il Messaggero 11/09/2005. Roma. Si rivolgono ai servizi sanitari con grande diffidenza, le donne non accettano il taglio cesareo e rifiutano di farsi curare da medici uomini. Inoltre non mangiano la carne di maiale e, se ricoverati, i musulmani chiedono se è possibile avere cibo halal, preparato, cioè, nel rispetto delle prescrizioni islamiche. Nelle scuole, nelle carceri come negli ospedali i musulmani portano, è ovvio, la loro religione e le loro regole quotidiane. Ma, la corsia, ha già talmente tante norme da rispettare e talmente tanti "casi" particolari che, aggiungere anche il, pur corretto, rispetto, per la fede spesso crea non pochi problemi. A volte anche insormontabili. Al primo posto, quelli riferiti al menù. La logica vorrebbe che ne vengano preparati due diversi. Ma, sempre più spesso, accade che le difficoltà finanziarie di una Asl non permettono simili lussi. Così, nei periodi più duri, si finisce per optare per un solo menù: quello cosiddetto islamico, quindi si elimina completamente la carne di maiale. In alcuni ospedali, appunto, si cerca ormai di offrire una cucina, cosiddetta, universale. Il riso è uno dei piatti forti. In alcuni ospedali sono stati organizzati anche dei vassoi delle spezie in modo che il paziente possa scegliere da solo come condire la materia prima secondo il suo stato di salute, il suo gusto e la sua fede. Per le donne ricoverate, in particolare nei reparti di ostetricia e ginecologia, si pone il problema del medico uomo. Sono sempre di più quelle che vogliono essere visitate solo da dottoresse. Quando la disponibilità del personale non può venire incontro a simili esigenze, spesso, è il marito della paziente che parla. E’ lui che descrive i sintomi al medico. A volte sono state chieste prescrizioni e analisi senza poter neppure toccare la donna. Oppure, sempre i mariti, chiedono di entrare nello studio o nella stanza per "sorvegliare" durante le visite. Il tasto più dolente: l’infibulazione. Alcune donne sono state talmente mutilate che il parto cesareo, nonostante il loro no, è assolutamente obbligatorio. Carla Massi