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 2005  settembre 18 Domenica calendario

Sono il Califfo, cantante laureato. Il Messaggero 18/09/2005. Solo una tivù di pinzocheri, di tartufi, di catoncelli di cellula e di sagrestia, una tivù di clan, di camarille, di lobby poteva chiudere le porte dei suoi sepolcri imbiancati a un artista come Franco Califano

Sono il Califfo, cantante laureato. Il Messaggero 18/09/2005. Solo una tivù di pinzocheri, di tartufi, di catoncelli di cellula e di sagrestia, una tivù di clan, di camarille, di lobby poteva chiudere le porte dei suoi sepolcri imbiancati a un artista come Franco Califano. Un peccatore non pentito, un seduttore che mai ha fatto mistero del proprio libertinaggio, ma anche un uomo coraggioso che ha pagato di persona (per sé e per gli altri), che mai ha rinnegato il proprio passato, ma se lo è buttato alle spalle, consapevole di omissioni e trasgressioni, intemperanze e stravaganze. Un grande cantante e un grande compositore, cui siamo debitori di musiche che ci hanno fatto sognare e di parole che mai potremo dimenticare. Un poeta dell’amore e un artista dell’eros entusiasta ed eccentrico, solitario e socievole, scostumato e leale. I suoi successi – Tutto il resto è noia, Me ’nnamoro de te, E la chiamano estate, Un amore così grande, Una ragione di più – sono stati per decenni la colonna sonora dei nostri abbandoni e delle nostre estasi. Senza Califano, quante donne non sarebbero cadute fra le nostra braccia. Senza Franco, quanti uomini non si sarebbero buttati ai loro piedi. Quarant’anni di carriera: un’eternità o sembra ieri? Sembra ieri, ma forse lo dico per sentirmi più giovane. O meno vecchio. Il suo debutto? Al Derby di Milano, nei primi anni Sessanta. Quanti dischi ha inciso? Ventotto cd. Quante canzoni ha cantato? Quattrocento. E scritte? Milleottanta. La più bella? Diciamo, la più rappresentativa: ”Tutto il resto è noia”. Qualcuno ha scritto: «Califano è un Buscaglione cresciuto». Forse perché Fred se n’è andato più giovane di me. O, forse, perché ho anch’io una voce roca. Ma i contenuti, no... I suoi monologhi sono ”scandalosi”. Detesto ogni ipocrisia. Il dialetto, anche se volgare, lo è meno della lingua. Cosa c’è di autobiografico nelle sue canzoni? Moltissimo. E di sociale? Niente. Io non lancio messaggi e non ne raccolgo. O solo dalla coppia. Tutto il resto? E’ noia. Deve qualcosa a qualcuno? A nessuno. Il pubblico la eccita, la commuove o la intimidisce? All’inizio, mi eccita. Poi, quando lo conquisto, mi commuove. Si sente più autore o interprete? Sono il migliore interprete di me stesso. E canto solo mie canzoni. Compositore, cosa più la ispira? La donna, la coppia, il rapporto a due. Compone più di giorno o di notte? Di notte. Si vede meglio, più chiaro. La notte, il pappone è il pappone; la mignotta, la mignotta. A chi la canzone italiana è più debitrice? A Modugno, il primo nostro chansonnier. Con lui ha voltato pagina. La più bella canzone italiana del dopoguerra? Tante. E del Novecento? Italiana: Amapola . E americana? My way . E romana? Le più belle sono le mie: L’ultimo amico va via, La malinconia ... Cosa c’è in lei, figlio di salernitani, di romano? Tanto: Roma è la mia città. Il suo dialetto è il mio dialetto. Dopo Sordi, la voce romana sono io. Il romano si è imbastardito. Non è più quello di Fabrizi. Ma tutto s’imbastardisce. E’ più romano Pasquino o Rugantino? Rugantino. Ha nobilitato il romanesco più lei o il Belli? Belli. Peccato che non abbia scritto canzoni. La Città Eterna: un bordello, un manicomio o un luna park? Un agglomerato di piccole città che sono i quartieri. Ogni quartiere è un casino. Roma è la capitale della Smart, la seconda macchina. Lei piace di più alle donne o agli uomini? A queste e a quelli. E pensare che una volta gli uomini mi odiavano perché m’invidiavano. I suoi fan più fan? I carabinieri, i poliziotti, le guardie di finanza. Spasimano per lei più le lolite o le tardone? Sono stato con madri e figlie. Oggi ho rivalutato le cinquantenni. Piace di più agli amanti corrisposti o a quelli delusi e disperati? Ai delusi e disperati. Quante donne ha fatto innamorare? Uno sterminio. Complici l’artista e la voce. Ha avuto più donne lei o Simenon, che mi confidò di averne collezionate novemila? Mi accontento di millecinquecento. La prima? Avevo quattordici anni. E’ più difficile conquistare una donna o lasciarla? Lasciarla. Anche solo dopo quattro-cinque mesi. Meglio una donna con un passato o senza? Quando ero giovane, con un passato. Oggi, mi piacciono le inesperte. Meglio una bruttina in reggicalze o una bellona in collant? Una bruttina in reggicalze con belle gambe. Il boccone femminile più ghiotto? Il porto dove si getta l’ancora. Cosa fa se una donna le resiste? Sfodero il mestiere e la disarmo. La donna ama il praticone. La migliore amante del mondo? La donna di casa. La donna di casa? Sì. Quella con il marito impiegato al ministero, i figli a scuola, che si concede al rappresentante del ”folletto”, il noto aspirapolvere. Anche per lei, come per Chamfort, l’amore è ”lo scambio di due fantasie e il contatto di due epidermidi”? L’amore è soprattutto passione. La pelle ha fantasia; i sentimenti, no. L’amore è fatto più di romantici sospiri e languori o di voluttà pagane? Di voluttà pagane. Ma anche i sospiri sono passione. Perché gli amori eterni durano così poco? Si consumano troppo all’inizio e si sta troppo insieme. Bisognerebbe vivere in camere separate. Meglio in case separate. Meglio ancora, in città diverse. E’ vero che aspetta sempre il grande amore? Sì. Insegna a una donna più il marito o l’amante? L’amante. Quando si ama tanto, si finisce con il fare sesso male. Due uomini traditi dalla stessa donna non sono un po’ parenti? Ma il più cornuto è l’amante. Perché una donna ingannata da un ingegnere e picchiata da un russo sceglierà come nuovo amante un ingegnere russo? Perché li vuole tutt’e due in uno. La donna è masochista. Quando le infedeltà vanno confessate? Quando vuoi indurre una donna a lasciarti. Ma talvolta le bugie sono necessarie. E quando vanno perdonate? Le donne perdonano quasi sempre, forse perché più forti di noi. Ma la bugia devi saperla raccontare. E non è facile. Se Dante avesse sposato Beatrice, avrebbe scritto la Divina Commedia? Ne dubito. Perché l’amicizia dura più dell’amore? Due amici possono stare anni senza vedersi. Due innamorati, neanche un giorno. Sono, fra loro, più amici gli uomini o le donne? Gli uomini. Le donne sono complici e rivali. Si può essere amici di una donna con cui si fa sesso? Solo quando non lo si fa più. Direbbe con Anatole France: «Quanto ha fatto la Chiesa per il sesso considerandolo un peccato»? Sì: l’ha reso più morboso. Cosa avrebbe risposto a lord Chesterfield che così liquidò l’amplesso: «La posizione è ridicola, il piacere effimero, la fatica tanta»? Ma il gioco vale la candela. Casanova diceva che la donna gode più dell’uomo perché «la festa avviene a casa sua». Il piacere nella donna è più lungo, più dilatato. L’uomo ha solo l’orgasmo. L’orgasmo: più un urlo o un inno? Dipende dalla donna. L’onanismo: più un vizio o una risorsa? E’ una delle più sublimi espressioni dell’eros. I grandi amatori non lo disdegnano. E’ mai andato in bianco? No. Non ho mai sbagliato il momento. Perché a letto tante donne fingono? Forse perché s’illudono di procurare più piacere al partner. Chi è oggi il macho? I machi eravamo noi. Che fine hanno fatto i playboy? Non ce ne sono più. Hanno messo su pancetta e doppio mento e sono andati in pensione. Di quanti amplessi è stato mezzano? Sapesse quante donne, ascoltando le mie canzoni, tradiscono i mariti. «Ogni lasciata – scusi la battutaccia – è persa»? Se si è giovani e collezionisti, sì. E’ ancora il ”Califfo”? Oggi sono il ”Signor Califfo”. C’è in lei più il bohémien o il guascone? Forse, il guascone. Quando la trasgressione diventa una maledizione? Quando diventa ossessione. Ha pagato cara la droga? Con tre anni e mezzo di carcere. Per poi essere assolto con formula piena. E senza risarcimento. In anni lontani fece anche fotoromanzi. In quali ruoli? Ero il Gary Cooper delle serve. Ama ancora la notte? Sì. A che ora va a letto? Non ho orari: quando capita. A che ora si sveglia? Verso le due del pomeriggio. Ha cominciato spesso daccapo? Spessissimo. Ma, caduto, mi sono sempre rialzato. Ha pagato molti scotti? Il successo l’ho sospirato. Ha conti aperti con qualcuno? Con Pippo Baudo, ad esempio. C’è una virtù che detesta? La finta umiltà. E un vizio che adora? Vizi non ne ho. Ho fatto solo molte esperienze. Il momento più brutto della sua vita? La morte, in poche settimane, di mio fratello e di suo figlio. E poi, di mio padre. E il momento più felice? La laurea honoris causa in filosofia all’università di New York, come artista più rappresentativo della musica italiana. Cos’era ieri, per lei, il bello della vita? Tutto ciò che non era noia. E oggi? Idem. Cosa le ha negato la vita? La possibilità di andar in America e fare sette film. Ero stato scelto come l’italiano più internazionale. Poi, l’arresto e la rescissione del contratto. Il dolore potenzia il talento o lo sfibra? Il dolore lo curi solo facendo sesso perché solo fra le braccia di una donna scarichi le tensioni. Con che animo guarda al passato? Non amo guardare al passato. E neanche ai ricordi. E al futuro? Spero d’invecchiare cinque minuti prima di morire e di poter esclamare: ”Finalmente”. E’ bellissimo arrivare all’ultimo congedo stanchi. Come vive il presente? Proiettato nel futuro, senza dimenticare il passato. E’ vero che sua madre stava per partorirla in volo? Sì. Da Johannesburg a Roma, dov’era diretta. L’aereo fece scalo a Tripoli e lì io nacqui... Ed è vero che un paese del Reatino le ha dedicato in vita una piazza? Sì, Barbona: piazza Franco Califano, ”musicista e poeta”. Si sente più un cimelio o un mito? Mi sento un signore che non ha bisogno di morire per diventare leggenda. Cosa dirà, fra un secolo, in punto di morte? ’Non esclude il ritorno”. Titolodi una delle mie canzoni. Roberto Gervaso