Varie, 20 settembre 2005
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Solnit Rebecca
• California (Stati Uniti) 1961. «Qualcuno la chiama visionaria. Altri l’accusano di essere un’inguaribile ottimista. Ma Rebecca Solnit, brillante critica d’arte, scrittrice anarchica e libertaria per vocazione, autrice di una bella Storia del camminare, risponde ai suoi oppositori con una frase di Virginia Woolf: “Il futuro è oscuro, il che tutto sommato è la cosa migliore che possa essere il futuro”. È una citazione che si attaglia a pennello alla Solnit. La più ascoltata guru dei movimenti d’avanguardia della West Coast americana, ambientalista, pacifista [...] la nuova bibbia dei noglobal, Speranza nel buio [...] Il saggio è anche una singolare storia delle vittorie conseguite negli ultimi 50 anni dai militanti per i diritti civili, dalle femministe e da tutti gli attivisti che hanno operato per instillare il seme della rivolta e del dubbio nella società civile. Il sottotitolo è tutto un programma: Guida per cambiare il mondo [...] Ho imboccato una strada difficile, lo so bene. Da tempo combatto contro quella che chiamo la ‘disperazione della sinistra’. Un atteggiamento contemporaneamente massimalista e pessimista. Al contrario, la citazione della Woolf serve a chiarire che non è detto che il futuro, anche se oscuro, debba essere per forza terribile. [...] Noi di sinistra siamo ancora oggi intrappolati in quella che io chiamo ‘Conversazione’. Da scrivere con la maiuscola [...] È sinonimo di dialogo infarcito di autocommiserazione, di piagnisteo. Tutto quello che ci seppellisce in una fossa di disperazione, raggomitolati in noi stessi [...] molta parte della sinistra si porta dietro un bagaglio fatto di utopia, di socialismo e, a volte, di totalitarismo. A Kundera dobbiamo una bella definizione del totalitarismo non solo come inferno ma anche come sogno del paradiso. Quando l’utopia inizia a trasformarsi in realtà spuntano pure i gulag. Il paradiso, a mio parere, non è il luogo dove si arriva ma il viaggio per arrivarci [...] Chi avrebbe immaginato, solo vent’anni fa, la disintegrazione dell’Urss e l’arrivo di Internet? Chi avrebbe concepito il prigioniero politico Nelson Mandela come presidente di un Sud Africa completamente trasformato? Oggi ci lamentiamo poi dei danni all’ambiente. Va bene. Ma nelle grandi pianure americane vi sono più bufali che nell’800 e a Central Park nidificano i grandi aironi azzurri. È stato l’impegno di tanti ostinati difensori della natura a ottenere queste vittorie [...]”» (Mirella Serri, “La Stampa” 20/9/2005).