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 2005  settembre 20 Martedì calendario

Jakovlev Egor

• Nato il 14 marzo 1930, morto a Mosca (Russia) il 18 settembre 2005. Giornalista. «[...] mitico direttore di ”Moskovskie Novosti” ai tempi di Gorbaciov [...] portò materialmente la perestrojka nei giornali russi. [...] fu proprio lui ad accompagnare il Paese attraverso la strada impervia della glasnost, la trasparenza, aprendo il varco ad un concetto di libertà d’informazione sconosciuto sotto le guglie del Cremlino. Lo chiamavano prorab perestrojki, il capocantiere della ricostruzione, o ancora il ”giornalista numero uno della Russia”, perché davvero questo era Egor Jakovlev, un uomo di grande talento, con un gusto spiccato per il rischio e un fiuto speciale per capire fino a che punto si poteva sfidare il potere. Attorno alla sua figura giravano a Mosca storie che avevano il sapore della leggenda e che lui mai si sognò di smentire. Si diceva che suo padre, ex combattente nella guerra civile e poi figura di spicco nella polizia segreta ucraina, avesse ordinato l’arresto del proprio padre, un mercante di Odessa, poi giustiziato in un lager. Era, Egor Jakovlev, un appassionato di Lenin e sapeva praticamente a memoria tutte le sue opere, avendo scritto più di una biografia del leader bolscevico, al punto che nel marzo del 1980, quando compì 50 anni, tutta la Mosca dei suoi amici dissidenti, scrittori, giornalisti e scienziati con cui aveva diviso epiche bevute e grandi battaglie politiche durante la primavera kruscioviana, lo festeggiarono con un foglio in edizione speciale, dove tutte le foto di Lenin avevano il suo volto, mentre alle sue era stata sovrapposta la faccia del capo bolscevico. Nelle lunghe notti insonni passate a bisbigliare in cucina, il saggista Len Karpinskij ricordava spesso di quando, nel 1960, Jakovlev fu cacciato dal giornale ”Leninskoe Znamja”, di cui era vicedirettore, per aver ”descritto male la realtà dell’agricoltura sovietica”. E di quando, nel 1968, fu licenziato dallo ”Zhurnalist”, di cui era direttore, per aver pubblicato in prima pagina la foto di una bella ragazza in costume da bagno. Ma tutto questo sarebbe rimasto negli annali privati, tra i ricordi di gioventù dell’intellighenzia moscovita, se non ci fosse stata la perestrojka. Fu allora che Jakovlev mostrò di che cosa era capace, diventando una sorta di Eugenio Scalfari della Russia, in grado di creare giornali e giornalisti, di usarli e piegarli alla battaglia, ai valori in cui credeva, alla democratizzazione del Paese. Gorbaciov gli affidò ”Moskovskie Novosti” nel 1986. Era un settimanale propagandistico, pubblicato in molte lingue, ad uso e consumo degli occidentali. In pochi mesi, il nuovo direttore lo trasformò alla radice, pubblicando articoli impensabili per lo standard russo del tempo, rivelazioni su romanzi proibiti dalla censura, di film di denuncia che il potere aveva messo al bando, interviste iconoclaste, indiscrezioni sulla lotta politica in corso al Cremlino. In pochi mesi tutti gli intellettuali di Mosca erano corsi ad abbonarsi, la gente faceva la fila al chiosco dei giornali sin dalla mattina presto, e sul marciapiede davanti alla redazione, sulla piazza Pushkin, a dispetto delle temperature, la gente si accalcava giorno e notte per leggere il giornale esposto nella bacheca. Certo, c’era Gorbaciov a proteggerlo, da solo non ce l’avrebbe mai fatta. Ma nessuno, oltre a lui, colse il segnale con tanta maestria. Solo dopo, mesi dopo, cominciarono ad arrivare gli altri, i programmi televisivi come Vzgljad, lo sguardo, che andava in onda la notte e teneva Mosca sveglia quasi fino all´alba. Chi c’era, conosce il valore di quell’opera. Gli altri non lo sapranno. Nella nuova Russia di Putin non c’è un altro Egor Jakovlev» (Fiammetta Cucurnia, ”la Repubblica” 20/9/2005).