Agnese Vigna, ཿLa Stampa 20/9/2005;, 20 settembre 2005
Tra i partecipanti al «6° European Golf Championship for Disabled», c’è il non vedente Andrea Calcaterra: «La difficoltà non è tanto il gioco, quanto non strafare e ricordare ad ogni colpo i propri limiti, che nascono dal non vedere e soprattutto dalla possibilità di perdere l’equilibrio
Tra i partecipanti al «6° European Golf Championship for Disabled», c’è il non vedente Andrea Calcaterra: «La difficoltà non è tanto il gioco, quanto non strafare e ricordare ad ogni colpo i propri limiti, che nascono dal non vedere e soprattutto dalla possibilità di perdere l’equilibrio. Giocavo a golf da ragazzo, ero nazionale, la tecnica la conosco. Da sette anni, da quando non ci vedo più, mi sono dovuto riciclare. Ho ricominciato da capo. Abbiamo la possibilità di avere un caddy e un coach che vedono per me: mi descrivono il campo, la distanza delle buche, ci posizionano sulla palla, ci suggeriscono il tiro. I colpi più difficili? I ferri, il 4 e il 5. quasi meglio il rough perché la palla galleggia un po’. Anche i tiri da 20-25 metri sono delicati: il regolamento ci consente però di toccare la palla col bastone per misurare la distanza con il corpo in modo appropriato. Il drive ha la testa più grossa, è più facile da allineare, faccio anche 240 metri. Sul green è divertente. Ho ideato una tecnica, con mio figlio che mi fa da caddy ed è un buon giocatore. Vado all’asta e torno a ritroso verso la palla per avere una prima sensazione della distanza e delle pendenze. Quando sono sulla palla, mio figlio scuote l’asta: mi dà il sonoro e io visualizzo la buca». Il golfista non vedente più famoso del mondo è l’israeliano Zohar Sharon, cieco dall’età di 23 anni, che è riuscito a battere colleghi che ci vedono: «Sono avvantaggiato: non vedo cose che mi tolgono la concentrazione». E poi: «Se rifletto sulle dimensioni di quel che devo centrare, non ho alcuna possibilità. Io immagino sempre di colpire un pallone da football con una racchetta da tennis».