Maria Chiara Bonazzi, La Stampa 2/11/2004, 2 novembre 2004
Cancro. La poliposi adenomatosa familiare consiste in un centinaio di polipi che si sviluppano durante l’adolescenza ed entro il quarantesimo anno d’età degenerano in un cancro all’intestino
Cancro. La poliposi adenomatosa familiare consiste in un centinaio di polipi che si sviluppano durante l’adolescenza ed entro il quarantesimo anno d’età degenerano in un cancro all’intestino. L’origine è genetica: se si prende un embrione quando è ancora formato da sole otto cellule e si esamina una di queste cellule, si può capire se è presente o no il gene mutato che porterà al tumore. Ci si può quindi sbarazzare dell’embrione malato e procedere a un impianto nell’utero di un embrione sano. La procedura ha importanti risvolti morali perché ogni embrione è un individuo potenziale e la scelta di quale debba essere impiantato nell’utero dà all’uomo un potere che finora è stato solo della Natura (o, per chi ci crede, di Dio). Quindi, la decisione inglese di permettere lo screening (come si chiama l’esame degli embrioni prima dell’impianto) ha suscitato molte polemiche e preoccupazioni. Dicono gli oppositori che la presenza del gene mutato non garantisce affatto che il cancro arriverà. Rispondono i fautori dell’intervento prima dell’impianto: chi genera essendo portatore di quel gene ha oltretutto il 50 per cento di probabilità di trasmetterlo e se ce l’hanno sia il padre che la madre la probabilità è del cento per cento. Stiamo parlando, naturalmente, di embrioni ottenuti mediante la fecondazione artificiale. Il caso concreto che ha messo in moto l’autorizzazione è quello di un commercialista trentacinquenne di Bristol a cui è stata asportata la maggior parte dell’intestino.