Varie, 19 settembre 2005
FAIRUZ
FAIRUZ (Nouhad Haddad) Beirut (Libano) 21 novembre 1935. Cantante. Il nome d’arte, che vuol dire ”turchese”, glielo scelse uno dei suoi scopritori. «[...] leggenda vivente della musica araba [...] Da Beirut non si è mai voluta separare, neanche negli anni terribili della guerra civile, e la sua terra la ripaga con un amore che sfiora l’adorazione, perdonandole anche di non avere mai, lei cristiana, preso posizione tra le fazioni in lotta. [...] è trattata da divina anche in Francia, a Londra, a New York, accolta da regina in Siria e Giordania, dove la sua voce di velluto domina le bancarelle dei mercati. Il suo segreto è proprio quello di condensare in sé le meraviglie e le contraddizioni del suo Paese. Perché Fairuz è stata capace (prima che i critici si innamorassero della contaminazione) di sintetizzare i canti religiosi con la rumba, Mozart con il flamenco, l’operetta con le marce patriottiche. Ipersensibile, austera, assai devota, è diventata diva suo malgrado. Iniziò a cantare alla stazione radio libanese all’insaputa del papà tipografo e con la complicità di tutto il resto della famiglia (mamma, fratelli, zii). Si sposò, a 19 anni, con l’uomo che per una vita fu il suo partner sulla scena, ’Assi Rahbani, un poliziotto che sognava di cambiare la storia musicale del Libano. Lo fecero, Fairuz, ’Assi e il fratello di lui Mansour (che scriveva i testi). Il trio dominò la dolce vita di Beirut (ai tempi in cui impazzavano le orchestre come quella argentina di Eduardo Bianco), inventandosi un genere che faceva convivere tutto, l’Occidente e l’Oriente, il sacro e il profano, proprio come sembrava potesse accadere in Libano. [...]» (Stefania Ulivi, ”Sette” n. 29/2002).