Giuseppe M. Della Fina, la Repubblica 25/10/2004, 25 ottobre 2004
I collezionisti dell’Egitto. Alla mostra sull’Egitto in corso a Cremona (Egitto. Dalle Piramidi ad Alessandro Magno, resterà aperta fino al 28 marzo) si ammirano non solo due statuette votive di gatto (in bronzo) o una testa maschile in quarzite della V dinastia, ma soprattutto la per noi insospettabile facilità con cui i nostri nonni e bisnonni andavano in Egitto e si portavano poi a casa reperti eccezionali
I collezionisti dell’Egitto. Alla mostra sull’Egitto in corso a Cremona (Egitto. Dalle Piramidi ad Alessandro Magno, resterà aperta fino al 28 marzo) si ammirano non solo due statuette votive di gatto (in bronzo) o una testa maschile in quarzite della V dinastia, ma soprattutto la per noi insospettabile facilità con cui i nostri nonni e bisnonni andavano in Egitto e si portavano poi a casa reperti eccezionali. Per esempio, Giuseppe Acerbi, che fu console generale d’Austria in Egitto a partire dal 1828, andò a conoscere Champollion e si fece una collezione straordinaria che adesso è esposta proprio a Cremona. I collezionisti non acquistavano solo gli oggetti antichi, ma finanziavano le campagne di scavo, come fece Acerbi o, più tardi (1869), Alfonso Garovaglio, di Como, che si portò a casa più di mille oggetti. Le catastrofi aiutano l’archeologo. Paolo Matthiae spiega che le grandi catastrofi sono un formidabile aiuto per l’archeologo: « una delle contraddizioni dell’archeologia, di cui la scienza si può avvantaggiare un po’ cinicamente. Quanto più le grandi catastrofi sono state improvvise – non solo Pompei, ma anche Santorini – tanto più il lavoro dell’archeologo è reso interessante e ricco. Chi ha tempo di fuggire non si lascia indietro niente. Quando una civiltà è folgorata sul posto in pochi minuti o in poche ore, chi viene dopo ritrova quasi tutto così com’era». Come a Ebla, la città di 4.500 anni fa scoperta in Siria da Paolo Matthiae, dove 17.000 tavolette sono state infatti rese indistruttibili da un incendio.