Fonti varie., 12 settembre 2005
Anno II - Ottantaseiesima settimanaDal 5 al 12 settembre 2005Gaza 1. Ora che gli israeliani se ne sono andati (l’ultimo soldato è partito lunedì scorso, 12 settembre), la striscia di Gaza è diventata il terreno dello scontro tra le fazioni palestinesi
Anno II - Ottantaseiesima settimana
Dal 5 al 12 settembre 2005
Gaza 1. Ora che gli israeliani se ne sono andati (l’ultimo soldato è partito lunedì scorso, 12 settembre), la striscia di Gaza è diventata il terreno dello scontro tra le fazioni palestinesi. Mercoledì 7 settembre cento uomini vestiti di nero e armati fino ai denti (avevano anche dei bazooka) hanno dato l’assalto alla casa di Mussa Arafat, 65 anni, cugino del raìs morto in autunno. La casa di Mussa sta proprio al centro di Gaza. Erano le cinque di mattina, c’è stata una battaglia di una ventina di minuti con le guardie del corpo, poi gli uomini vestiti di nero sono entrati in casa e ne sono usciti strascicando un Mussa terrorizzato e ancora in pigiama. Lo hanno crivellato di colpi là davanti a tutti. A suo tempo il vecchio Arafat aveva affidato al cugino pezzi di servizi segreti. Il cugino s’era arricchito con lo stesso sistema degli altri dirigenti palestinesi (compreso lo stesso raìs): facendosi corrompere mille volte e diventando così straricco. I suoi assassini dicono di far parte dei Comitati di resistenza popolare, frazione del Fatah, la corrente del presidente Abbas.
Gaza 2. Sabato 10, poi, il tassì dell’inviato del Corriere della Sera Lorenzo Cremonesi, 48 anni, da una vita in Medio Oriente, è stato bloccato alla periferia del campo profughi di Deir Al Balah da una mercedes beige. Dalla macchina sono scesi quattro uomini armati di kalashnikov, Cremonesi ha dovuto seguirli, quelli lo hanno portato ”in una specie di fattoria costruita in cemento grezzo, circondata da un alto muro di cinta, nel giardino alberi di limoni, galline, due bambini che giocano nella polvere”. Qui i sequestratori gli hanno spiegato di essere militanti delle Brigate Al Aqsa, uomini del Fatah anche loro, però contrari al governo di Abu Mazen, accusato pure lui di corruzione. ”Noi abbiamo costretto Israele ad abbandonare Gaza e i burocrati di Abu Mazen se ne stanno comodi nelle loro poltrone a godersi i benefici del governo. Ti sembra giusto?”. Poi hanno aggiunto: ”Ti abbiamo sequestrato per obbligare il mondo a parlare di noi”. Quattro ore dopo lo hanno liberato senza torcergli un capello. Il giorno dopo Abu Mazen ha annunciato che in tre mesi e mezzo controllerà il caos di Gaza.
Giappone. Junichiro Koizumi, che ha vinto le elezioni in Giappone addirittura con la maggioranza assoluta (296 seggi su 480), è un signore di 41 anni, dagli atteggiamenti molto moderni, che guida il partito liberal-democratico, al potere dal 1955 quasi senza interruzioni, ma che si ripromette adesso di cambiare il paese da cima a fondo. Il Giappone non è molto diverso dall’Italia: corruzione, lobbies politiche che invadono ogni angolo della vita comune decidendo solo per il bene della loro parte, controllo assoluto su banche e sistema economico, clima civile e culturale soffocante, ecc. Koizumi ha fatto votare il Paese in anticipo, proprio per ottenere un mandato più ampio, cioè maggior forza, per andare avanti e cambiare tutto. Il Paese gli ha risposto in pieno.
Centrodestra. Le Acli hanno diffuso un loro sondaggio in base al quale il centrodestra starebbe nove punti sotto il centrosinistra, divario destinato ad allargarsi dato che la ricerca dava un buon 37 percento ancora incerto. Casini, parlando a Orvieto, ha detto che sono dati realistici, implicitamente insistendo sul ritornello che l’Udc intona ormai da un pezzo: bisogna che Berlusconi si faccia da parte, che ci presentiamo con un altro candidato-premier, eccetera. Berlusconi gli ha risposto da Gubbio: la vera discontinuità non sarebbe il cambio di candidato, ma la fine dei litigi; i miei sondaggi dicono che destra e sinistra sono in questo momento pari e che noi vinceremo ”anche se i topi lasciano la nave”.
Centrosinistra. Ancor prima di fare la pace con Rutelli (sabato 10) e di partire su un Tir giallo per la campagna delle primarie (mercoledì 7), Prodi ha detto che quelli dell’Udc si illudono se credono di essere accolti a braccia aperta nel centrosinistra. Come potremmo fare una cosa simile?, dice: hanno votato tutte le leggi che Berlusconi ha voluto, limitando il loro dissenso a un fiume di parole a cui non ha mai tenuto dietro alcun fatto. Persino Michele Serra su Repubblica ha detto che una volta tanto, se deve scegliere tra Berlusconi e Udc, sceglie Berlusconi: almeno ci ha messo la faccia! Però, però... Quelli che se ne intendono dicono che Prodi fa lo sdegnato col duo Casini-Follini solo perché vuole tenerli parcheggiati nella terra di nessuno. Quando poi sarà al governo e Bertinotti darà inizio a qualche strepito rifondarolo, Prodi lo spedirà a quel paese (vendicandosi di vecchie trappole) e farà salire a bordo proprio quelli dell’Udc, tenuti fino a quel momento di riserva. Nessuno riesce a immaginare che Casini e Follini, a quel punto, siano capaci di dir di no.
Fazio. Il caso Fazio è diventato un meraviglioso intrico giuridico-istituzionale. Le forze politiche del governo e dell’opposizione - tranne la Lega, Il Foglio e pochi parlamentari sparsi - gli hanno detto ufficialmente, con dichiarazioni durissime e prese di posizione che avrebbero dovuto far crollare palazzo Koch, che deve sloggiare. Ma lui non sloggia. Poiché dunque non mostra ”sensibilità politica”, bisognerà procedere per via istituzionale. Il caso però è nuovissimo: come si licenzia un governatore della Banca d’Italia? O meglio: chi può licenziare un governatore della Banca d’Italia? Berlusconi ha detto ai banchieri europei che tocca a loro. I banchieri europei hanno risposto a Berlusconi che è una faccenda tutta italiana. Sia gli italiani che gli europei cercano una qualche colpa sostanziale di Fazio e non la trovano. Intanto i banchieri europei, a cui Fazio in generale non piace, stanno però attenti che in Italia non si facciano mosse che ledano l’indipendenza della Banca, perché sui principi non si scherza e, se si lascia che la politica metta le mani sul santuario in Italia, non si potrà poi impedirlo negli altri paesi. La Banca d’Italia (e le Banche centrali europee tutte) sono infatti istituzioni autonome che non dipendono e non devono render conto né ai governi né ai Parlamenti. La specificità italiana sta nel fatto che il mandato del nostro governatore non ha termine: può stare in carica, se crede, tutta la vita. Chi, allora, può rimuoverlo? Solo il cosiddetto Consiglio superiore della Banca d’Italia, che è composto da 13 esponenti del mondo dell’economia e delle imprese, fino a ieri dei perfetti sconosciuti che vivevano le loro vite in assoluta tranquillità e che oggi sono comicamente inseguiti dai giornalisti di tutt’Italia e dai politici di tutti gli schieramenti. Il Consiglio però per deliberare deve essere convocato e per convocarlo ci vogliono le firme di nove esponenti su tredici. Una strada lunga e, allo stato, anche inutile: sondati, quelli del Consiglio mostrano di stare, in numero sufficiente, dalla parte di Fazio! Una convocazione, anzi, potrebbe rafforzare il governatore, tanto che non è escluso che sia lui stesso a promuovere una riunione dei tredici, per farsi confermare la fiducia e far ammattire ancora di più quelli che fortissimamente vogliono che si tolga di mezzo.
Fiat. La Fiat, i cui conti hanno l’aria di andar bene, dovrebbe realizzare una super-utilitaria in partnership con la Ford-Europa. I giornali hanno pubblicato articoli estasiati sulla nuova Punto.
Mubarak. In Egitto, Mubarak è stato rieletto presidente con l’88,6% dei voti, ma con un numero di votanti troppo basso: 7 milioni di persone su 31 milioni di aventi diritto. Mubarak aveva condotto una campagna elettorale molto intensa per portare alle urne il 60-70 per cento degli egiziani e, da questo punto di vista, deve considerarsi sconfitto. Il voto è stato importante perché per la prima volta il presidente ha vinto avendo sette avversari, il più forte dei quale, l’avvocato filo-occidentale Ayman Nour, 41 anni, ha raccolto il 7 per cento dei consensi. Mubarak è stato eletto per la quinta volta consecutiva e resterà in carica altri sei anni. interessante il fatto che l’Egitto è un paese giovane, il 60 per cento della popolazione ha meno di 35 anni.
Madre assassina. A Merano Christine Rainer, una donna di 39 anni madre di tre figli, ha ucciso il suo Julian di 4 anni con nove coltellate, la prima delle quali tirata alla gola. Christine e il bambino stavano in cucina, la donna - fortemente in crisi da quando, nel maggio dell’anno scorso, le è morta la madre - ha creduto di sentirgli pronunciare la parola ”feig” che in tedesco significa ”vigliacco” (e forse il bambino aveva invece detto ”Feige” che vuole dire ”fico”). Di qui la sua furia, scatenata davanti all’altro figlio, un bambino di 7 anni. Portata in questura, Christine ha parlato e parlato della propria disperazione e poi, quando gli agenti si sono distratti un momento, s’è buttata dalla finestra. Fratture a braccia, gambe, bacino, spina dorsale. Non morirà, ma resterà quasi sicuramente paralizzata.
Box sulla Germania. La Germania vota domenica per il nuovo cancelliere: Gerhard Schröder, il premier uscente, socialdemocratico contro Angela Merkel, democristiana, tedesca dell’Est, protestante e laureata in fisica. I sondaggi fino a pochi giorni fa davano la Merkel sicura vincitrice. Ma negli ultimi giorni Schröder ha recuperato parecchio, al punto che si ipotizza la possibilità di una Groe Koalition, con Schröder-Merkel insieme al governo e Schröder cancelliere. Il punto chiave riguarda le tasse: Angela si presenta con l’idea del suo eventuale ministro delle Finanze Paul Kirchkof: applicare a tutti i reditti superiori ai 20 mila euro l’anno l’aliquota del 25%, abolendo tutte le detrazioni esistenti (sono 418!). Molti però si sono fatti i conti e hanno visto che col nuovo sistema pagherebbe meno tasse solo chi guadagna almeno 50 mila euro l’anno. alle viste, forse, una specie di pareggio.