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 2005  settembre 18 Domenica calendario

TÁVORA

Fernando Porto (Portogallo) 25 agosto 1923, Matosinhos (Portogallo) 3 settembre 2005. Architetto • «Il nome di Fernando Távora non ricorre spesso nelle cronache dell’architettura contemporanea; al di fuori del Portogallo, la sua fama è dovuta infatti - più che alla conoscenza diretta della sua opera - al fatto che è stato maestro di Álvaro Siza e di Eduardo Souto de Moura, nei cui lavori si ritrova, effettivamente, la paternità dei suoi insegnamenti. Ma anche questa via indiretta rende a Távora il merito che gli spetta per l’importanza attribuita, da sempre, alla propria azione pedagogica e per il suo contributo nel delineare il ruolo primario dell’architettura europea contemporanea. [...] Era nato a Porto nel 1923 e aveva cominciato a operare nell’immediato dopoguerra, quando l’architettura portoghese, completamente immersa in un’aura tradizionalista e conservatrice, contava isolati e timidi casi di apertura al moderno, mentre già il dibattito internazionale cominciava a palesarne la crisi e a metterne in discussione i fondamenti. Negli anni ”50 Távora prese parte all’intensa attività di scambi internazionali che vedeva due generazioni di architetti moderni a confronto sulla necessità di riannodare i traguardi della modernità alla tradizione e alla storia. L’avvicendarsi sincopato, nella storia culturale del Portogallo, di fasi culturali che in altre aree europee si erano sviluppate con cadenze più distese, ha forse contribuito in modo determinante a caratterizzare la peculiarità del punto di vista portoghese nelle vicende dell’architettura postbellica e a caratterizzare la particolarità della elaborazione dello stesso Távora, nel solco di una personale ”terza via” tra tradizione e modernità: una terza via che lo ha smarcato dai condizionamenti del regime salazarista, orientandolo poi lungo tutto il suo lavoro successivo. Padre riconosciuto di quella che è universalmente nota come Scuola di Porto, Fernando Távora ci lascia una lezione di architettura fatta di elaborazione lenta, di riflessione, di disegno, di letture e anche di ozio [...] Alla esaltazione della velocità e dell’immagine - essenza effimera dell’architettura - alla sempre più accentuata confusione tra realtà virtuale e realtà effettuale, la sua lezione contrappone un atteggiamento, coraggiosamente anacronistico, di ponderatezza, accordato a lunghi tempi di gestazione, di attenzione e di ascolto nei confronti dello scorrere della vita. I progetti di Fernando Távora, concepiti a partire da una immedesimazione col luogo e con la storia, di cui legge la razionalità, diventano essi stessi atti conoscitivi. Quasi tutti i suoi interventi si risolvono in atti che modificano la realtà, quasi mai in modo impositivo: partono dalle qualità di ciò che c’era, per aumentare, ricostruire, correggere, quasi mai per contraddire. A prevalere è una immagine continua della storia, vista dal punto di osservazione privilegiato di una contemporaneità in perpetuo aggiornamento, che considera le opere del presente come costruzione di una memoria per il domani. Tuttavia, l’idea fluida e continua del tempo e dello spazio in Távora non corrisponde a un atteggiamento riduttivamente conservazionista; il rispetto della storia e dei suoi lasciti materiali, così come passa per l’affermazione di certi ripristini passa anche per la coraggiosa necessità di alcune cancellazioni. ”Dimenticare è importante tanto quanto ricordare; è un modo per selezionare, dunque una forma del ricordo. Per progettare è necessario saper dimenticare, nella architettura così come nella vita”» (Antonio Esposito, Giovanni Leoni, ”il manifesto” 17/9/2005).