MACCHINA DEL TEMPO DICEMBRE 2004, 16 settembre 2005
un oggetto di culto, un ricordo per intere generazioni, un vero classico. Ormai caduto in disuso, il jukebox si è riciclato come pezzo di arredamento all’ultima moda
un oggetto di culto, un ricordo per intere generazioni, un vero classico. Ormai caduto in disuso, il jukebox si è riciclato come pezzo di arredamento all’ultima moda. Eppure la sua fortuna è stata proprio quella di essere un oggetto popolare. Il progenitore del moderno jukebox è stato inventato nel 1889 da Louis Glass e William S. Arnold: l’idea era semplice, modificare un fonografo a cilindro Edison con un meccanismo a moneta brevettato dai due e metterlo nella hall del Palais Royal di San Francisco per vedere che effetto faceva alle persone. Nonostante l’assenza di amplificazione, la gente era ben disposta ad avvicinarsi alle cornette acustiche messe a disposizione per ascoltare la musica prescelta e così nei primi sei mesi di servizio la macchina guadagnò ben 1.000 dollari. Il primo fonografo a moneta realizzato su scala industriale fu presentato nel 1927 dalla Ami, una fabbrica che già si era distinta nella produzione di pianoforti automatici. Le vendite ebbero una crescita vertiginosa dagli anni Trenta per raggiungere nel ’36 i 40.000 esemplari venduti dalla Wurlitzer. Gli apparecchi prodotti in questi anni avevano il mobile in legno, e consentivano di selezionare al massimo 12 dischi - tutti a 78 giri - disposti in una pila verticale dalla quale di volta in volta venivano estratti e suonati. La tappa successiva nella storia del jukebox è datata 1938, quando la Seeburg iniziò a produrre un modello decorato con plastiche illuminate. Nel 1948 la stessa azienda presentò il modello M100A, che consentiva di scegliere tra 100 dischi contro i 24 dei jukebox convenzionali. Fu una vera rivoluzione che sancì la superiorità di questa azienda nei confronti delle concorrenti. In pochi mesi, inoltre, la Seeburg produsse l’M100B che utilizzava 50 dischi da 45 giri incisi su entrambi i lati.