MACCHINA DEL TEMPO DICEMBRE 2004, 16 settembre 2005
Felici e contenti s’invecchia meglio Invecchiare bene? Certo, sembra essere solo questione di geni, ma in realtà non è proprio così: oltre a una vita sana, fatta di una corretta alimentazione e di una moderata attività fisica, pare che servano anche le emozioni positive
Felici e contenti s’invecchia meglio Invecchiare bene? Certo, sembra essere solo questione di geni, ma in realtà non è proprio così: oltre a una vita sana, fatta di una corretta alimentazione e di una moderata attività fisica, pare che servano anche le emozioni positive. Lo dimostra uno studio promosso di recente dall’American Psychological Association. I ricercatori hanno seguito più di 1.500 anziani per quasi sette anni, valutando da un lato le loro condizioni di salute (il peso, la capacità di memoria, la fragilità ossea, la mobilità), dall’altro il loro stato d’animo, le aspettative per il futuro, le relazioni con gli altri. Nel corso della ricerca, l’indice di ”fragilità” degli anziani è aumentato in media di otto punti percentuali. Ma in coloro che più frequentemente si sentivano felici, ottimisti e contenti di sé, la percentuale è risultata più bassa di tre punti. Chi pensa positivo, insomma, è capace di ridurre il rischio di un rapido declino fisico e psichico. Chi è più basso non ha meno amici Da sempre si ritiene che i bambini e gli adolescenti di statura più bassa della media abbiano meno amici dei loro compagni, soffrano di isolamento sociale e abbiano problemi di inserimento a scuola. Ora uno studio condotto dall’Università di Buffalo, negli Stati Uniti, e pubblicato sulla rivista ”Pediatrics”, mostra una realtà diversa. La ricerca è stata condotta su 965 studenti in quarantacinque classi di scuola primaria e secondaria, in ognuna delle quali era presente almeno un bambino notevolmente più basso degli altri. Tutti gli alunni sono stati sottoposti a tre questionari diversi. Nel primo, ciascuno doveva descrivere il proprio amico o amica del cuore. Nel secondo, i bambini dovevano ”classificare” i propri compagni secondo una scala di cinque punti, variabile tra il punteggio massimo «mi sta molto simpatico» e il minimo «non mi piace per niente». Il terzo questionario conteneva invece una lista di ventotto ruoli diversi, per esempio «il leader del gruppo», «quello che ha sempre paura», «il solitario» e così via. I bambini dovevano associare un ruolo a ciascun compagno e a se stessi. I risultati dello studio hanno mostrato che i bambini di altezza inferiore sono in genere percepiti come più piccoli dai loro compagni, anche quando sono di età equivalente, ma sono considerati ”pari” in termini di amicizie e capacità di guidare il gruppo.