Varie, 15 settembre 2005
MURARO Luisa
MURARO Luisa Montecchio Maggiore (Vicenza) 1940. Filosofa • «[...] sesta di undici figli [...] si laurea in filosofia all’Università Cattolica, partecipa al progetto e alla redazione della rivista L’erba voglio di Elvio Fachinelli. Approda al movimento femminista nel 1965 al gruppo milanese Demau di Lia Cigarini e Daniela Pellegrini, contribuisce alla nascita, nel 1975, e alla vita della Libreria delle donne di Milano, occupandosi delle sue pubblicazioni tra le quali il libro collettivo uscito nel 1987 Non credere di avere dei diritti e la rivista Via Dogana. Nel 1984 partecipa all’esperienza della comunità filosofica femminile Diotima e alla serie dei suoi sette libri collettivi che ha elaborato e diffuso il pensiero della differenza. A lei si deve l’introduzione e la traduzione in Italia dell’opera di Luce Irigaray. Lavora al dipartimento di Filosofia dell’Università di Verona, collabora a varie testate [...]» (“diario” 5/12/2003 - La meglio gioventù - Accadde in Italia 1965-1975). «[...] filosofa della differenza sessuale [...] Da anni studia la mistica femminile, incuriosita dal rapporto di “confidenza e suprema libertà” intessuto dalle donne con Dio. [...] se le chiedi di definire la sua identità religiosa, Muraro si limita a risponderti: “Mia madre era cattolica [...] sono una femminista e questo vuol dire anche ascoltare al meglio quello che altre donne hanno da dire. L’ascolto e lo scambio pacifico cessano nel momento in cui si vuole usare la legge per dare forza a posizioni che richiedono, non la forza della legge, ma quella di un convincimento personale. Allora bisogna lottare, perché ne va della libertà femminile [...] Non noto i segni di una sana polemica femminile nei confronti del clericalismo. Le donne animate da un forte spirito religioso mi risulta storicamente che abbiano sempre combattuto questa tipica malattia religiosa maschile [...] Per me al principio c’è stata la scoperta di Margherita Porete, autrice di un libro meraviglioso e difficile che le è costata la morte sul rogo. Più che sullo spostamento del femminismo verso la Chiesa, richiamerei l’attenzione sullo spostamento della Chiesa cattolica verso l’ascolto del pensiero delle donne. Me l’ha confermato la lettera scritta [...] dall’allora cardinal Ratzinger sulla possibilità di collaborazione tra donne e uomini”. Lei allora gli rispose con una lettera che suscitò sorpresa. “Se il cardinal Ratzinger fosse un mio studente” [...] scriveva, “di molte cose mi piacerebbe ragionare con lui, complimentarmi o distanziarmi”. La Rossanda sul “Manifesto” lamentò un eccesso di benevolenza. “Forse Rossana è ancora legata a una vecchia cultura anticlericale, non troppo sensibile ai pur minimi slittamenti delle gerarchie cattoliche. La Chiesa è quello che è: non ho prospettive irrrealistiche e m’accontento dei piccoli passi [...]”» (S. Fio, “la Repubblica” 15/9/2005).