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 2005  settembre 15 Giovedì calendario

SANSONETTI

Pietro Roma 29 maggio 1951. Giornalista. Dal maggio 2009 direttore del quotidiano (poi settimanale) ”L’altro” (poi ”Gli Altri”), da lui fondato. In precedenza direttore di Liberazione (2004-2008). Prima stava all’Unità” (dal 1976) • «Uno scassacazzi, dicono amici e compagni. ”Per un giornalista non è una definizione antipatica”. Quando stava all’Unità, una volta se la vide brutta con Gramsci e un’altra volta con Togliatti. Nell’87 diede il via libera a un articolo di Umberto Cardia dove in pratica si accusava Togliatti di non aver fatto di tutto per salvare Gramsci dalla galera fascista. ”Un casino. Fummo convocati in direzione, dove Pajetta ci processò. Ci difese Gerardo Chiaromonte”. Poco dopo, venne il turno di Togliatti stesso: un articolo di Biagio De Giovanni, ”C’era una volta Togliatti e il socialismo reale”. Altro putiferio con Botteghe Oscure. ”Tutti, tutti, tutti contro di noi”. Il direttore dell’epoca, Massimo D’Alema, non era al giornale. ”Era agosto, stava in barca. Una barca più piccola di quella di adesso”. Pure lui contro? ”Fece qualche smorfia, si soffiò sulle dita…”. L’ultima, PieroSansonetti l’ha combinata a Paolo Giovagnoli, magistrato di Bologna e suo ”vecchio amico”, che ha indagato – contestando l’aggravante dell’eversione – alcuni del movimento per occupazione e autoriduzione in una mensa universitaria. Così il direttore di Liberazione ha raccontato che, giovani militanti a Roma negli anni 70, lui e l’amico Paolo bloccarono ”la mensa e imponemmo il prezzo politico a cento lire”. Giovagnoli ha replicato: ”Sbaglia oppure mente”. Sansonetti ride: ”Ovvio, mica può ammetterlo. Ma c’erano centinaia di persone…”. Poi si arrovella: ”Non avrò mica messo nei guai Paolo?”. Uno scassacazzi, appunto. Che fa a volte l’eretico, a volte semplicemente sorprende. [...] Più la militanza si fa agguerrita, più Sansonetti si fa ironico e distingue. ”Né inciucio né guerracivile” [...] chiaro che a forza di far l’eretico, o a cercar la bella sorpresa, spesso Sansonetti becca mazzate. Quando all’Unità scoppiò il ”caso Maresca” (Marina Maresca aveva accusato il ministro Scotti di trattative con la camorra, sulla base di un documento che risultò falso), Sansonetti presentò – al ”processo” alla cronista per ”indegnità morale” presso la cellula interna del Pci – un documento in sua difesa: bocciato, 6 voti contro158. Al contrario di ciò che molti sostengono ,giura che il miglior direttore dell’Unità sia stato D’Alema, non Veltroni. ”Il più intelligente, il più colto, il migliore, con una missione. Era un liberale”. Anche se non aveva proprio un grande trasporto per il giornale (praticamente per ogni giornale)? ”Faceva la riunione la mattina: suggestivo, prestigioso. Poi il giornale lo facevamo noi, ma come voleva lui”. Quando arrivò Veltroni, Sansonetti gli votò la sfiducia. ”Walter al giornale ha messo le figurine – dice oggi – D’Alema molte idee”. Poi Veltroni lo nominò condirettore mentre D’Alema, segretario del partito, lo fece fuori assieme a Peppino Caldarola. Ma non prima che Sansonetti facesse in tempo a compiere quella che definisce ”la mia cazzata più grande”, quel titolo a nove colonne in prima pagina, ”Scusaci, principessa”, in morte di Lady D., per cui folle di militanti sono ancora presi per culo da amici e avversari. ”Voleva essere un attacco al giornalismo dei paparazzi – ammette – è diventata la cazzata numero uno della mia storia, un casino terribile”. più importante Marx o il clitoride? Militante comunista, persino capocordata bassoliniano, direttore rifondazionista, Sansonetti non fa un giornale come il Manifesto’ e ovviamente questo va a merito di Liberazione. Ai compagni bertinottiani ha riservato qualche sorpresa, oltre quelle più squisitamente politiche. ”Tempo fa abbiamo dedicato il nostro inserto settimanale al clitoride. Si sono incazzati i compagni maschi. ” piùimportante Marx o il clitoride?’, ci hanno detto. Beh, noi sosteniamo che sia più importante il clitoride”. Altro inserto sul suggestivo tema: ”Il piacere anale”, con lettere di protesta di compagni e compagne un po’ in là con la militanza e l’età. Magari simpatico, Sansonetti, ruffiano non tanto. Sì, se la prende con Bruno Vespa, ma ha difeso Clemente Mimun, messo sotto accusa per l’intervista durante la quale Calderoli mostrò la sconsiderata maglietta con le vignette contro l’islam. Su Enrico Mentana ha sostenuto: ” sopravvalutato”. [...]» (’Il Foglio 25/4/2006). «[...] inviato dell’’Unità” [...] ”Famiglia molto cattolica. Sempre a scuola dai preti. Prima al Massimo, poi al De Merode [...] Al Massimo, Luca Montezemolo, Gianni De Gennaro, oggi capo della Polizia, Giancarlo Magalli, che ci faceva morire dal ridere, Paolo Vigevano, Antonio Padellaro [...] Lupo Rattazzi, figlio di Suni Agnelli, Rutelli. In classe mia c’erano molti bimbi con tanti cognomi, tipo Colonna o Torlonia o Gentiloni Silverj. C’era perfino un Bighi Ruspoli Forte Guerri. Quattro cognomi [...] Quando mi misi con una ragazza, la sposai. Era Renata Ingrao, conosciuta al Giulio Cesare, scuola fascista, dove andavamo a proteggere i compagnucci. [...] l’’Unità?’ Mi chiamò Petroselli, capo della federazione romana. Avevo 23 anni [...] Il primo giorno? Terribile. Nessuno mi parlava. Arrivò un giovanotto, Sergio Criscuoli, si sedette vicino a me, si levò la giacca, tolse la pistola dalla tasca e la mise nel cassetto. Poco dopo arrivò un altro giovanotto, Fulvio Casali, si sedette alla mia sinistra e sfilò la pistola dai pantaloni. Poi arrivò un signore di una certa età, Franco Scottoni, sfilò una pistola da una tasca e un revolver da sotto l’ascella [...] Io pensai: ”Non è il mio posto. Adesso me ne vado’. [...] Capo cronista era Giulio Borelli, un rompicoglioni, ma bravissimo. C’erano Antonio Caprarica [...] Gregorio Botta [...] Paolo Soldini [...] Duccio Trombadori [...] Con Foa facemmo un’’Unità’ bellissima, vivace. Rimettevamo in discussione tutto, grandi valori di libertà, grandi provocazioni, come quando mettemmo sotto accusa Togliatti. Fu un gioco giusto, serio. Ma lui si è fatto prendere la mano. Non si è più fermato [...] Venne rimosso da direttore e decise di andarsene [...] Ho fatto il cronista politico per vari anni, poi il caporedattore di notte, poi quando scoppiò il caso Maresca caddi in disgrazia [...] L’’Unità’ pubblicò un articolo di Marina Maresca, che era una ragazza di 24 anni, nel quale si accusava il ministro dc Scotti di avere trattato segretamente con la camorra. Ma il documento sul quale si basavano le accuse era falso [...] il miglior direttore dell’’Unità’? D’Alema. Un grande direttore [...] Era un liberale. Ci faceva fare tutto quello che volevamo [...] Ma lui dava una fortissima impronta al giornale. Il giornale era suo, ma lasciava un’enorme libertà [...] la corte di Ciriaco De Mita. Pazzesca. Una volta scrissi un articolo prendendolo in giro. Il giorno dopo, davanti al gruppone dei giornalisti, chiese: ”Chi è Sansonetti?’. ”Io’. ”Se c’è Sansonetti non parlo’ [...] I colleghi dissero: ”Vattene che se no non parla’ [...]”» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 27/2002).