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 2005  settembre 13 Martedì calendario

La ricetta di Koizumi per fare le riforme. La Stampa 13/09/2005. La clamorosa vittoria elettorale di Junichiro Koizumi che, con le elezioni di domenica scorsa, si è sbarazzato in un solo colpo dell’opposizione esterna e di quella dei suoi, suggerisce, soprattutto a noi italiani, qualche riflessione

La ricetta di Koizumi per fare le riforme. La Stampa 13/09/2005. La clamorosa vittoria elettorale di Junichiro Koizumi che, con le elezioni di domenica scorsa, si è sbarazzato in un solo colpo dell’opposizione esterna e di quella dei suoi, suggerisce, soprattutto a noi italiani, qualche riflessione. Ci sono stati infatti, per oltre cinquant’anni, alcuni singolari parallelismi tra la vita politica in Italia e in Giappone. A lungo, la politica è stata dominata nei due Paesi da un grande partito moderato - da noi la Dc, in Giappone il Partito Liberaldemocratico - che hanno governato volta a volta con l’appoggio di partiti minori. In entrambi i Paesi, il partito di maggioranza è stato caratterizzato dalla presenza di correnti rivali non di natura ideologica ma di stampo personalistico: feudatari che si avvicendavano sulla scena a seconda del grado di potere personale di cui disponevano. Entrambi i Paesi, poi, hanno conosciuto il terrorismo politico e lo hanno sconfitto, con la collaborazione della sinistra parlamentare, senza ricorrere all’emergenza. Infine, per molto tempo, né in Giappone né in Italia si è avuta un’alternanza di governo, le strutture dello Stato non si sono rinnovate e l’intera società si è adagiata su modelli che rispondono male al mutare dei tempi. Il sistema si è rotto prima in Italia, con la fine della prima Repubblica e con Berlusconi, mentre in Giappone ha atteso altri sette anni l’arrivo di Koizumi. Anche tra i due premier, infatti, c’è qualche affinità: appartengono entrambi politicamente al centro moderato, entrambi sono convinti della necessità di riforme sul piano interno e, in politica estera, danno priorità al rapporto con gli Stati Uniti. Tutti e due sono buoni comunicatori e, pur nella diversità delle loro figure, condividono un certo temperamento da rockstar. Evidentemente, simili paragoni vanno presi con beneficio d’inventario e non possono spingersi troppo lontano. C’è però da chiedersi come mai, a parte le ovvie differenze di fondo tra i due Paesi, il premierato di Koizumi si sia dimostrato così efficace sia sul piano dei risultati che sul piano del consenso mentre il suo speculare collega italiano abbia incontrato nel processo di riforma tutte le difficoltà che abbiamo visto e si confronti ora con un serio declino della sua popolarità. Tra le molte ragioni, credo, vi può essere anche questa: Koizumi è partito da un programma assai meno ambizioso di quanto non abbia fatto Berlusconi e soprattutto ha affrontato un problema alla volta. Per far uscire il Giappone dalla stagnazione degli Anni Novanta, era urgente rivedere l’intero sistema bancario, ed è ciò che per prima cosa Koizumi ha fatto. Ora ritiene urgente privatizzare l’antiquato e antieconomico sistema postale, vero pentolone per la distribuzione di poteri e di prebende. Battuto in Parlamento dagli amici e dai nemici che avevano interesse a mantenerlo intatto, scioglie il Parlamento e viene rieletto con una valanga di voti. Ora può riformare il sistema postale. Se, come ha detto, lascerà la sua carica spontaneamente nel 2006, non avrà riformato tutto il Giappone, ma avrà affrontato le sfide là dove poteva e quando poteva, e avrà vinto alcune battaglie veramente essenziali per l’avvenire del Paese. Risultati che sul piano del consenso mentre il suo speculare collega italiano abbia incontrato nel processo di riforma tutte le difficoltà che abbiamo visto e si confronti ora con un serio declino della sua popolarità. Tra le molte ragioni, credo, vi può essere anche questa: Koizumi è partito da un programma assai meno ambizioso di quanto non abbia fatto Berlusconi e soprattutto ha affrontato un problema alla volta. Per far uscire il Giappone dalla stagnazione degli Anni Novanta, era urgente rivedere l’intero sistema bancario, ed è ciò che per prima cosa Koizumi ha fatto. Ora ritiene urgente privatizzare l’antiquato e antieconomico sistema postale, vero pentolone per la distribuzione di poteri e di prebende. Battuto in Parlamento dagli amici e dai nemici che avevano interesse a mantenerlo intatto, scioglie il Parlamento e viene rieletto con una valanga di voti. Ora può riformare il sistema postale. Se, come ha detto, lascerà la sua carica spontaneamente nel 2006, non avrà riformato tutto il Giappone, ma avrà affrontato le sfide là dove poteva e quando poteva, e avrà vinto alcune battaglie veramente essenziali per l’avvenire del Paese. Boris Biancheri