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 2005  settembre 06 Martedì calendario

Baby-rapinatori per noia: 8 colpi in una settimana. La Stampa 06/09/2005. Cosenza. Otto rapine in otto giorni

Baby-rapinatori per noia: 8 colpi in una settimana. La Stampa 06/09/2005. Cosenza. Otto rapine in otto giorni. Violenza e adrenalina regalano l’illusione di una vita che gira veloce, come al cinema. Pistole, viso coperto e «questa è una rapina dammi i soldi e le schede telefoniche, figlio di puttana, caccia le schede o ti ammazzo», pugni e calci se non basta. Quando i carabinieri sfilano i passamontagna si trovano di fronte quattro facce di ragazzini: Antonio, 19 anni, Stefano e Francesco, 20. Il loro complice, D., ne ha appena 17. Siamo in provincia di Cosenza, ai piedi delle montagne che dividono Basilicata e Calabria non ci sono storie di degrado e povertà da raccontare. Famiglie di commercianti e artigiani, vita di provincia, soldi così così, emozioni quasi niente. Una manciata di paesi seminati nel verde. La banda dei distributori nasce una sera d’agosto più vuota delle altre al parcheggio di Spezzano Albanese, a due passi dal chiosco cui ci si dà appuntamento la sera: le chiacchiere, un’auto aperta e la radio accesa. Due passi sul corso, un giro di birra, la solita discoteca. Va bene agli altri, non ai quattro. D. ha scoperto in casa una pistola scacciacani: e provare il brivido dell’assalto alla diligenza? Le diligenze non passano più, ma i distributori di benzina spesso sono altrettanto indifesi e provvisti di denaro. E se una pistola non basta si può fare due, non lontano dal parcheggio c’è la vetrina di «Armi sport». I quattro comprano una seconda scacciacani, la liberano del tappo rosso che distingue le armi a salve e si procurano quattro passamontagna. Serve un auto? La sprovvedutezza sconfina nella sfacciataggine: quella di papà può andare. Il 19 agosto debutto alla Tamoil, a Bisignano. Pistola puntata, la banda porta via 850 euro e un telefono cellulare. La fuga in auto è fitta di progetti per un avvenire da «duri». Che è già l’indomani a San Marco Argentano, poco distante. La banda incrocia la vittima di fronte a un night e impiega poco a capire che l’uomo ha il portafogli pieno. I rapinatori fingono di allontanarsi e poi rientrano in scena: il colpo frutta due portafogli, 4.200 euro in contanti, un tallero d’oro di Maria Teresa - ricordo di famiglia - e un altro cellulare «color verde pisello» sul quale è scritto a pennarello «Forza Juve». Va storta il ventidue agosto: di nuovo a San Marco, alla Esso. I benzinai non si arrendono, fuggono attraverso i campi: non li spaventa neppure un colpo sparato in aria. La banda fa tesoro della lezione. A Castrovillari, il giorno dopo, mettono subito in chiaro con la vittima di turno che non si scherza. Alla minaccia della pistola si aggiunge un calcione sferrato all’improvviso. Funziona: cinquecento euro. La sera stessa, bis al chiosco di Spezzano, copione ancora più violento: i rapinatori sparano, poi colpiscono il barista alla testa con il calcio della pistola. Dacci tutto o ti ammazziamo. Altri 500 euro. Ventiquattro agosto, sera, la banda si sposta sulla A3 Salerno Reggio, area di servizio Bisignano Ovest: sparano per avvertimento, poi massacrano di pugni e calci il benzinaio all’Agip. Il 26 agosto tocca al Tamoil di Spezzano Albanese. Per 1.580 euro i rapinatori non esitano a puntare l’arma alla tempia del gestore: molla tutto o ti facciamo secco. Un paio d’ore a Corigliano, sul litorale ionico della Calabria: Q8, 2.500 euro. Sulla strada del ritorno, però, arrivano i nostri. Le imprese della banda non sono passate inosservate, la gente ha paura. I carabinieri hanno lavorato sodo su testimonianze e descrizioni. Sanno che auto bloccare, sanno chi c’è a bordo, sanno che è gente del posto: la parlata è inconfondibile, qualche pezzo di scotch sulla targa non basta a ingannarli. Salta fuori il cellulare verde pisello con la scritta Forza Juve. Tutti in caserma. In ogni banda che si rispetti c’è quello che canta, anche perché i militari hanno messo insieme prove schiaccianti. I quattro non fanno eccezione. Venerdì mattina, 2 settembre, l’epilogo: Antonio Diodato, 19 anni, di Terranova da Sibari, Antonio Stefano Gattabria e Francesco Falcone, 20 anni (entrambi di San Lorenzo del Vallo) patteggiano una condanna a due anni e sei mesi. I tre sono incensurati, la pena è sospesa. D. sarà giudicato a Catanzaro, dal tribunale dei minori. Marco Sodano