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 2005  settembre 13 Martedì calendario

Petit Philippe

• Nemours (Francia) 13 aprile 1949. Funambolo. Famoso per la camminata del 1974 su una corda appesa alle due torri del World Trade Center • «[...] Col mio filo, arcuato in giù prima di essere teso, ho come aggiunto un sorriso tra i due grattacieli. [...] La prima volta che ho visto le Torri non esistevano ancora: erano un disegno e fin da allora volli assolutamente legarle con un filo abusivo; la ragione non era razionale, ma ancorata nel mio cuore. Le ho scelte subito per la bellezza teatrale del gesto. Sapevo che erano le più alte del mondo, che erano un’icona del commercio, ma non ci pensavo. Se mi è sembrato bello danzare come un poeta tra quei simboli del denaro, fu un pensiero secondo. Prima è stato l’artista a decidere [...] Paragono spesso gli uomini a formiche per mostrarne l’insignificanza. Quando si costruisce una torre del genere, c’è sempre un po’ d’arroganza e d’assurdità. Le braccia dei grattacieli tese agli dei mostrano insieme la maestà e la piccolezza delle nostre opere [...] le Twin Towers. Prima mi ha colpito la loro bellezza, e lo stupore cresceva tanto più le conoscevo; per me non erano un simbolo negativo come Babele. Solo quando sono state distrutte ho cominciato a pensare che cosa significassero per culture diverse dalla nostra e ho capito che qualcuno avrebbe potuto crederle un tentativo di scalare il cielo [...] sono stato dichiarato ”artista residente” nella cattedrale episcopaliana di Saint John the Divine a New York. [...] le mancavano ancora le due torri della facciata gotica, ma c’era una scuola di tagliatori di pietre che scalpellavano sassi per terminare l’opera. Ho proposto una traversata sul filo per raccogliere fondi. Da allora il decano mi ha offerto un ambiente nella chiesa stessa [...] Il mio filo è teso in una grande sala per conferenze. Ci cammino di sera o la notte, quando la sala è vuota [...] Nella storia ci sono stati funamboli che hanno continuato a esibirsi anche molto anziani. Io lavoro tutto l’anno, viaggio ovunque per seguire vari progetti sul filo. Il maggiore riguarda la traversata del Grand Canyon [...] ho in mente una sorta di opera sul cavo, con musiche e canti, ma non ho ancora trovato i finanziamenti. Vorrei tendere una corda anche all’isola di Pasqua, tra le statue e la cima del vulcano, con gli indigeni che fanno le loro danze. In Italia invece non ho fatto traversate perché nessuno mi ha mai invitato. Mi piacerebbe Venezia: vorrei tirare un filo inclinato per camminare dal Canal Grande al campanile; ho una stampa antica che mostra come qualcuno l’abbia già fatto [...] non credo al Dio che noi umani abbiamo riconosciuto nelle religioni, a cui non appartengo. Credo però in qualcosa di extra-ordinario che ci circonda. Sono convinto per esempio che c’è una vita misteriosa in molti oggetti, il mio stesso cavo d’acciaio che quando è teso diventa vivo e bisogna sapere come prenderlo... [...]» (Roberto Beretta, ”Avvenire” 12/9/2005).