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 2005  settembre 09 Venerdì calendario

Spinelli Santino

• Pietrasanta (Lucca) 21 luglio 1964. Musicista. Rom. Col nome d’arte Alexian. «[...] Capelli lunghi, fisico massiccio, accento abruzzese [...] Ha frequentato la scuola, pure con profitto, ha un lavoro fisso, anzi tre, non è nomade, ma vive in una solida casa di 18 stanze con 2.000 metri quadri di giardino [...] “Sono nato a Pietrasanta [...] ma sono abruzzese, appartengo al primo gruppo di rom arrivati in Italia sei secoli fa, negli Abruzzi [...] Quando ero piccolo la mia famiglia attuava un nomadismo stagionale: d’estate si viveva d’espedienti nel Nord, d’inverno si tornava a Lanciano. Poi quando ho compiuto sei anni mio padre ha avuto la lungimiranza di mandarmi a scuola [...] Uno shock psicologico non indifferente: ho capito di essere diverso in maniera negativa. Ma lì è nata la mia forza. [...]”. Il problema, spiega, non erano le singole persone, ma l’istituzione in sé. “Anzi, la maestra era fantastica; portava me e mia sorella a casa sua, ci insegnava a fare i lavoretti. Anche il fatto che io giocassi discretamente a calcio mi ha aiutato molto: avevo il rispetto dei compagni. Ma la differenza culturale è enorme: per noi il nucleo educativo è la famiglia, lì dentro si trasmette il sapere. Uscirne significava spezzare la tradizione, la quotidianità e rinunciare alla protezione e alla sicurezza che ti assicura la comunità. Noi abbiamo un modo di vedere la vita che è orizzonate, voi caggé verticale. Il vostro concetto di abitare prevede muri, confini, case, castelli, grattacieli. Noi ragioniamo in orizzontale: tenda, carrozzone, roulotte, accampamento. L’esempio vale anche per la gerarchai sociale [...]”. Dopo la maturità (“Con 60/60”, precisa con orgoglio) la decisione di iscriversi all’università, a Lingue. “Mio padre mi diceva: ‘Ma chi te lo fa fare?’, ma io volevo studiare, la sentivo come una necessità vitale”. [...] Adesso sono gli studenti a rivolgersi a lui, al professor Spinelli, gli alunni del corso di studi di Scienze e Tecniche dell’Interculturalità di Trieste [...]. “Il primo giorno di lezione, il 4 aprile 2002, è una data storica, la prima volta di un rom in cattedra”). [...] Il programma ha una parte generale ´“L’esodo degli zingari dall’India del Nord verso Occidente; La lingua zingara tra oralità e scrittura; La cultura transnazionale zingara”) e una monografica (“Il Bucvibbé: la serenata zingara nella tradizione dei Rom Abruzzesi”). Sa di essere diventato un esempio e anche un simbolo [...] “[...] La mendicità per un rom è un atto pacificamente conflittuale, vuol dire difendere un’identità, marcare il territorio facendo qualcosa che un caggé non farebbe mai”. [...] i film di Kusturica. “Non li amo, rafforzano tutti gli stereotipi negativi sugli zingari. C’è chi è riuscito a evitarli, non so come abbia fatto e lo ammiro per questo: Silvio Soldini con Un’anima divisa in due. Ecco, la storia della ragazza del film mi sembra un po’ la mia”» (Stefania Ulivi, “Sette” n. 23/2002).