Giornale di Brescia 23/08/2005, pag.6 Gianluca Gallinari, 23 agosto 2005
Delitto di Brescia 23/08/2005 - 1
I corpi fatti a pezzi dopo la morte: agghiacciante lucidità. Il Giornale di Brescia 23/08/2005. Sulle cesoie, ormai al centro del caso Donegani, gli inquirenti hanno rinvenuto le tracce di due sole persone: i coniugi Aldo e Luisa. Su questo gli investigatori sono categorici e smentiscono recisamente le voci circolate nelle scorse ore e pubblicate da alcune testate secondo cui il Dna di una terza persona sarebbe stato individuato sulle lame. Così come del resto, i Ris negano nella maniera più assoluta che Luisa De Leo sia stata sezionata quando era ancora in vita. Se nell’ordinanza emessa dal gip si fa riferimento agli schizzi di sangue giunti ad un’altezza di un metro e venti centimetri sui muri, come appartenenti solo alla donna, è infatti probabile che essi non siano da attribuire a getti di sostanza ematica prodotti dalla pressione arteriosa di un corpo ancora in vita (che avrebbero con buona probabilità raggiunto anche il soffitto, che risulta al contrario immacolato), bensì ai movimenti dell’omicida. O agli spostamenti degli arnesi impiegati all’interno di quello che è stato definito il «garage-mattatoio». Sarebbero oltre 40 le macchie di sangue individuate dal Ris di Parma nella rimessa del Gatti: mescolate o appartenenti ai due singoli coniugi. Tutte concentrate attorno alla vaschetta del lavabo. Quella su cui gli inquirenti ipotizzano che l’assassino abbia avviato la macabra ma lucidissima opera di sezionamento. E non a caso: secondo una delle ipotesi al vaglio, infatti, l’omicida avrebbe potuto limitare lo spargimento di sangue provvedendo ad una metodica decollazione: dai due corpi decapitati sarebbe stato fatto defluire il sangue nella vasca del lavabo, con il rubinetto aperto e l’acqua corrente, utile a disperdere il sangue diluendolo e ad evitare così la massiccia formazione di macchie. In molti, poi, in queste ore, manifestano perplessità al riguardo degli strumenti adottati per il depezzamento: sono sufficienti delle cesoie per frantumare ossa e cartilagini di due esseri umani? Ma la risposta potrebbe non essere congruente con l’effettiva dinamica del sezionamento. In altri termini, l’omicida potrebbe essersi limitato a tagliare le parti molli dei corpi (ed è certo che il depezzamento è avvenuto poco dopo il decesso). Muscoli, nervi, tendini. Carne, insomma, che lame progettate per aver ragione di cavi d’acciaio o robusti rami, avrebbero potuto affrontare senza ostacoli. Le ossa, invece, potrebbero essere state lasciate integre, ma disarticolate le une dalle altre. Sulle giunture insomma potrebbe essere stata esercitata pressione tale da staccare ad esempio un femore dal bacino o un braccio dall’omero. Macabri dettagli che potrebbero però rientrare in una logica spietata ma ferrea e rigorosa. Più chiarezza in merito - così come riguardo le modalità dell’uccisione, su cui tuttora permane totale incertezza - potrebbero venire dagli esami tossicologici e dalle analisi già disposti dalla Procura. Gianluca Gallinari