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 2005  agosto 27 Sabato calendario

Delitto di Brescia 27/08/2005 - 3

I tre misteri dell’atroce sequenza. Il Giornale di Brescia 27/08/2005. I tre nodi sono al pettine. E non si sciolgono. Perché per i tre grandi misteri che ancora aleggiano attorno a questa storiaccia non si vede la luce in fondo al tunnel. Certo, le ipotesi nemmeno si contano tutte... ma la certezza è tutt’altra cosa. Ed i tre grossi punti interrogativi alimentano un vero e proprio giallo con la «gi» maiuscola. Perché nell’inchiesta sul duplice omicidio Donegani mancano il movente, le modalità dell’assassinio (come sono stati uccisi Aldo Donegani e Luisa De Leo?) e, ancor più atroce, parti dei due cadaveri. E non «pezzi secondari» poiché si tratta delle due teste e del busto della donna. Procediamo con ordine, anche perché i tre «buchi» nelle complesse indagini potrebbero essere collegati fra loro. E solo il ritrovamento delle teste e del tronco di Luisa De Leo potrebbe far capire come sono stati ammazzati, così come il movente potrebbe offrire spunti interessanti sul perché di un accanimento sui due cadaveri e di un occultamento tanto articolato quanto agghiacciante. IL MOVENTE. Sul perché Gugliemo Gatti - in carcere con la pesantissima accusa di aver assassinato i due zii - abbia commesso quel delitto aleggiano molte ipotesi. Gli inquirenti - in testa il procuratore capo Giancarlo Tarquini - hanno - a sentir loro - delle idee molto chiare, ma ovviamente non si sbottonano. La pista dell’eredità? Questioni di soldi? Sembra reggere poco per il semplice fatto che il nipote non vanta alcun problema pecuniario. Anzi, il quarantunenne vanta un sostanzioso conto corrente ed una sfilza di azioni ereditate dopo la morte del padre, ai primi di giugno. E poi ci sono le due case: la villetta di via Ugolini (a fianco vivevano i due zii Donegani) e l’appartamento delle vacanze, all’Aprica. Il perché di un simile delitto potrebbe invece affondare radici in rancori datati, in una vecchia ruggine, in una difficile convivenza (o meglio vicinanza) con i due zii... un astio ventennale che potrebbe essersi amplificato con la morte di Giuliano Gatti, padre di Guglielmo. L’ARMA DEL DELITTO. Manca all’appello. Perché ad oggi non si è ancora capito come i due coniugi siano stati ammazzati. Si sa che sono stati fatti a pezzi nel garage con quelle due cesoie, una volta deceduti. Ma come sono morti? Avvelenati o strangolati? Colpiti in testa o soffocati? Accoltellati? Sui resti recuperati nel bosco dell’orrore e passati alla lente d’ingrandimento durante gli esami necroscopici pare non sia emerso alcun elemento di violenza... non una coltellata, non un foro di proiettile. Difficile comunque pensare che Aldo e Luisa Donegani siano stati freddati a colpi di pistola perché qualcuno avrebbe potuto udire, con facilità, gli spari. Ma torniamo ai corpi martoriati. L’avanzato stato di decomposizione e segni di animali selvatici che si sono catapultati su quei poveri resti umani non rendono certo facile il lavoro dei patologi. E poi l’assenza delle due teste e del busto della donna fa la differenza. Già, perché quei resti potrebbero chiaramente offrire risposte. LE DUE TESTE. Infine il terzo grande giallo - piuttosto macabro - ruota attorno a quei resti che non «spuntano». Anzi, sembrano svaniti nel nulla, a dimostrazione di come la sequenza dell’occultamento dei due cadaveri depezzati possa essere avvenuta in più fasi ed in luoghi diversi. Facile, a questo punto (sulla scorta delle certosine ricerche tra il Vivione e la valle di Paisco) pensare che le due teste e il busto femminile possano essere stati scaraventati in qualche altro dirupo, in un torrente, nel lago o più semplicemente in un cassonetto dei rifiuti, magari in città o in Valcamonica. Tutto è possibile... sta di fatto che quei resti rappresentano una bella chiave dell’inchiesta che non si trova. Nonostante gli sforzi degli investigatori che stanno rivoltando l’alta Valcamonica come un guanto. Marco Bonari