Giornale di Brescia 28/08/2005, pag.7 Marco Bonari, 28 agosto 2005
Delitto di Brescia 28/08/2005 - 1
caccia serrata a ogni traccia. Il Giornale di Brescia 28/08/2005. Per le ricerche nel «bosco degli orrori» è stato calato l’asso dalla manica. E si cela dietro il fiuto speciale di alcuni cani della Protezione civile di Milano. Addestrati a cercare tracce, anche minime, di materiale organico in decomposizione... per capirci parti umane in putrefazione. Quadrupedi, tra l’altro, abituati a muoversi su pareti rocciose e impervi pendii. Sono entrati in azione ieri, nella Valle di Paisco, in quel lembo di terra che dalla valletta del Sellero sale sino al passo del Vivione. Ed hanno cercato anche nel dirupo in cui il 17 agosto scorso sono stati recuperati alcuni resti dei coniugi Donegani. Il risultato di ieri? Niente di niente. Non un brandello umano, non un oggetto che possa essere in qualche modo collegato al duplice omicidio... Non è stato trovato nulla di utile all’inchiesta, come per altro confermato dal vicequestore del Corpo forestale dello Stato, Gualtiero Stolfini, a fronte dell’ennesima battuta di ricerca in grande stile. Già, perché ieri sono entrati in azione una ottantina di uomini tra Forestali, volontari della Protezione civile e del Soccorso alpino. Dalle 7 alle 15 di ieri le squadre di ricerca hanno nuovamente passato al setaccio i boschi attraversati dalla provinciale 294 del Vivione, a Nord del borgo di Loveno e fino alla valletta del Sellero per poi proseguire, a 1600 metri di quota, sino al territorio orobico di Schilpario. Epicentro delle ricerche il «dirupo degli orrori» dove anche ieri si sono nuovamente calati gli uomini del Soccorso alpino - coordinati dal bresciano Valerio Zani - mentre la Protezione civile - guidata dal responsabile Giovan Maria Tognazzi - ha passato alla lente d’ingrandimento i rigogliosi boschi alla ricerca non solo delle teste dei coniugi Donegani e del busto della donna (ossia le parti anatomiche che ancora mancano all’appello) ma anche di eventuali attrezzi che potrebbero essere collegati al fattaccio. Non a caso fu proprio la Protezione civile, il 17 agosto scorso, a recuperare, non lontano dal «bosco degli orrori», le due cesoie risultate più tardi essere quelle utilizzate per depezzare i cadaveri di Aldo e Luisa Donegani. In quel bosco l’assassino potrebbe infatti aver gettato anche l’arma del delitto, magari quelle due mazzette da muratore che risulterebbero essere state acquistate da Guglielmo Gatti insieme alle cesoie, a due grossi taglierini e ad altro materiale che potrebbe essere stato utilizzato nelle terribili sequenze del depezzamento e dell’occultamento dei due corpi. Invece da quei boschi e da quei canaloni - setacciati anche con il prezioso ausilio delle unità cinofile - non è «spuntato» nulla. Risultato che quindi alimenta l’ipotesi che le teste e il busto di Luisa De Leo siano state scaraventate altrove. Ma dove? Forse nella zona dell’Aprica, per altro già passata alla lente d’ingrandimento nei giorni scorsi. Ma ciò non esclude che i ricercatori possano approdare nuovamente in quell’area che dal Mortirolo scende verso l’Aprica passando per Trivigno e più giù ancora nella valletta di Corteno Golgi. E nelle prossime ore in Procura si svolgerà un summit tra investigatori e vertici della Forestale per fare il punto della situazione sulle ricerche. Ed eventualmente pianificare altre battute, verosimilmente in Valle. Marco Bonari