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 2005  settembre 06 Martedì calendario

Delitto di Brescia 06/09/2005 - 1

Donegani: non c’è traccia di veleno. Il Giornale di Brescia 06/09/2005. Avvelenamento? Da escludere. Dai resti dei coniugi Donegani, sotto la lente d’ingrandimento degli esperti da quasi tre settimane, di veleno, almeno sino a questo momento, infatti, non è emersa traccia. Se la loro non è stata una morte chimica, come sono morti allora Aldo e Luisa? Il rischio che non si riesca a dare una risposta a questa domanda, una delle tante che caratterizzano il caso, è inversamente proporzionale alla probabilità che le teste vengano ritrovate: alto il primo, bassa la seconda. Proprio nelle teste, infatti, a questo punto potrebbe essere custodita la risposta. Se gli altri resti non hanno dato responsi significativi, è possibile che la causa della morte dei due sia in una lesione della scatola cranica (magari sfondata da un pesantissimo colpo), oppure in una microfrattura delle ossa del collo, magari strette da una forza letale. Più difficile, invece, ipotizzare sia rintracciabile in un foro da arma da fuoco, non foss’altro per il fatto che una pistola, o peggio ancora un fucile, avrebbero provocato un rumore che senza dubbio in via Ugolini, sempre sia stato questo il teatro della tragedia, avrebbe avvertito chiunque. Se il dubbio permane sull’arma del delitto, non è che sul luogo ci siano, almeno per ora certezze. A fornirle potrebbero essere i risultati delle indagini compiute nei giorni scorsi dagli uomini del Ris che hanno passato palmo a palmo la villetta dei Donegani e l’appartamento di Guglielmo Gatti. L’accusa ritiene che i due coniugi siano stati sezionati nel garage, definito «mattatoio» del procuratore capo della Repubblica, ma non sa ancora se sono stati uccisi in casa, all’aperto o se, come ipotizza qualcuno, addirittura nel box stesso, magari attirati con un pretesto dal loro aguzzino. Oltre al «come» e al «dove», manca ancora la risposta al «perché». Il movente di questo duplice omicidio è ancora nella testa di chi l’ha compiuto. Quello supposto, in assenza di una confessione, è nelle ipotesi investigative degli inquirenti. Ciò che si conosce, da ieri, è la data del riesame. Accusa e difesa si troveranno di fronte al giudice Francesco Maddalo, venerdì prossimo. Alle 9 del 9 inizierà un’udienza al termine della quale si saprà se per Guglielmo Gatti si riapriranno le porte di Canton Mombello o se, invece, l’unico accusato dovrà rimanere nel carcere cittadino. Nel corso di questa sorta di anticipazione del processo verrà valutato il pericolo che l’indagato possa commettere altri reati dello stesso tenore di quello per il quale è accusato: se ovvero c’è il rischio di «reiterazione». Nel corso dell’udienza l’accusa argomenterà le sue ragioni sulla base di un fascicolo indiziario piuttosto corposo. Le indagini sin qui svolte hanno portato negli uffici dei magistrati due faldoni: un migliaio di pagine in tutto. A queste, da ieri nelle mani anche della difesa, l’avvocato Luca Broli dovrà contrapporre quei riscontri che dice «sovrapponibili» con la versione di Gatti e che dimostrerebbero la sua estraneità ai fatti che gli sono attribuiti. Nel contraddittorio, quindi, emergeranno gli elementi che tanto gli inquirenti, quanto il legale, hanno celato sino ad ora per opportunità investigative e processuali. Tanti o pochi che siano i riscontri portati davanti a Maddalo il sospetto è che il riesame non si chiuderà con un verdetto nella giornata dello stesso venerdì. Molto probabilmente la decisione del Tribunale slitterà: i giudici, una volta tolta l’udienza e dopo essersi riuniti in camera di consiglio, avranno tempo dieci giorni, a partire da sabato scorso, prima di comunicare a Guglielmo Gatti il suo destino. La situazione di stand by potrebbe dunque protrarsi sino al prossimo martedì. Pierpaolo Prati