L’Espresso 1/9/2005, Stefania Rossini, 1 settembre 2005
Ho cominciato a smazzare molto presto, lavorando alla catena di montaggio della Piaggio a 17 anni facendomi tutto il servizio militare da soldato semplice e poi affiancando Henry Kissinger praticamente come un portaborse» Alla Piaggio come è andata? «Otto ore al giorno alla linea sul Typhon 50 per due mesi estivi
Ho cominciato a smazzare molto presto, lavorando alla catena di montaggio della Piaggio a 17 anni facendomi tutto il servizio militare da soldato semplice e poi affiancando Henry Kissinger praticamente come un portaborse» Alla Piaggio come è andata? «Otto ore al giorno alla linea sul Typhon 50 per due mesi estivi. Montavo ammortizzatore e cavalletto». Possibile che nessuno di quei tosti avesse un sospetto. Con quella erre francese... «Portavo i capelli alla Jackson Five e dicevo di avere un padre operaio alla Peugeot. Ci hanno creduto finché non mi hanno visto in tv allo stadio accanto a mio nonno. Ma ero già via, non ho mai saputo come l’hanno presa». Anche il salario era operaio? «Certo, guadagnavo poco più di un milione al mese, messo via come una reliquia. Di quei soldi non ho mai toccato una lira. Hanno più valore degli altri». Ha fama di parsimonioso, come i veri ricchi. «Io non sono ricco». No? «Venire da una famiglia ricca non vuol dire essere ricchi. Quando ho voluto il mio primo motorino, ho venduto i miei vestiti più belli ai compagni di liceo a Parigi». Lei è credente? «Mio padre è nato da un francese ebreo ashkenazita e da un’italiana ebrea sefardita. Mia madre è diventata cristiana orotodossa. Io sono un po’ cattolico e un po’ ebreo. Per quanto riguarda gli ambienti, mi trovo decisamente più a mio agio con gli ebrei». Se ne è chiesto il motivo? «Gli ebrei sono un team, una squadra. Insieme sanno far girare le cose. L’ho capito e ne ho fatto tesoro nel corso del mio anno e mezzo a fianco di Kissinger». Continua a citarlo. Che cosa faceva con lui? «Kissinger è un uomo che non ha bisogno di nessuno. ”Come diventargli utile?”, mi sono chiesto e ho avuto l’idea di insegnargli a usare il computer per 30 minuti ogni mattina. Così ho conquistato il suo rispetto» (Lapo Elkann)