Corriere della Sera 1/9/2005, Maria Teresa Cometto, 1 settembre 2005
Come valuta il disastro? «Non è stato il peggiore scenario possibile. Se l’occhio dell’uragano avesse colpito la città più a Ovest, i venti del mare avrebbero spinto le maree dentro la città in modo molto più violento e veloce»
Come valuta il disastro? «Non è stato il peggiore scenario possibile. Se l’occhio dell’uragano avesse colpito la città più a Ovest, i venti del mare avrebbero spinto le maree dentro la città in modo molto più violento e veloce». Che consigli può dare per la ricostruzione? «Come scienziato, il consiglio sarebbe di non ricostruire New Orleans e i suoi sistemi di difesa, perché è solo una questione di tempo: più alti sono gli argini artificiali, più disastrosa sarà la prossima inondazione. Il direttore dei servizi geologico Usa ha detto ad una riunione: ”Fra cento anni New Orleans può non esistere più”. Questa è la semplice verità. Certo, dal punto di vista sociale e politico è impossibile accettarla. E così si getteranno un sacco di soldi in un buco nero per ricostruire New Orleans. Del resto, ci sono molti posti al mondo dove la gente vive in condizioni precarie. In Italia avete le cittadine intorno al Vesuvio, che un bel mattino si risveglierà e farà il suo dovere, incenerendo tutto» (Klaus Jacob, geofisico dell’Earth Institute della Colombia University di New York, a Maria Teresa Cometto)