6 settembre 2005
Jurij Ciurcovich, di 19 anni, ucciso dal padre Giuseppe a randellate, o forse con una piccola mannaia da cucina
Jurij Ciurcovich, di 19 anni, ucciso dal padre Giuseppe a randellate, o forse con una piccola mannaia da cucina. Forse mentre dormiva, forse da sveglio alla fine di un litigio. Il cadavere ha ferite da taglio sulle braccia, segno che s’è difeso. Il padre, portato a Niguarda e piantonato: «Dovevo farlo, dovevo farlo». Le solite domande in giro rappresentano Juri, il ragazzo morto, come un giovane col cappellino in testa, ridente. La prossima settimana sarebbe andato a lavorare in un centro commerciale. Giudizio generale: «A posto, lui e la madre sono a posto». Anche il padre, un tempo, era a posto. Un bravo artigiano dei parquet. Come mai a un certo punto ha cominciato a bere? E mescolando birra e whisky? Qualcuno azzarda: s’era messo in testa che la moglie andasse con altri. La moglie, madre di Jurij, ha 53 anni. Non viveva più col marito. Telefonava al figlio: «Lascia perdere tuo padre, vieni a stare con me». Il figlio Jury rispondeva: «Come faccio? Con papà in quelle condizioni». La signora del primo piano, verso le dieci di mattina, ha sentito grida di sopra, rumori di trascinamento, porte sbattute. Alle quattro del pomeriggio ha sentito gridare per le scale. Ha aperto la porta, c’era l’inquilina del piano di sopra, la signora Domenica Imperio, moglie dell’assassino, madre del morto. Gridava. L’inquilina del primo piano: «Mimma, che c’è?». La signora Imperio: «Il bambino! Il bambino!». L’inquilina del piano di sopra è salita a vedere, la porta dell’appartamento dei Ciurcovich era rimasta aperta, nello spiraglio si vedeva un corpo per terra. arrivata la polizia, ha chiesto alla signora Imperio dove fosse stata quella notte, lei ha spiegato che era stata a vegliare la madre malata. Ciurcovich, l’assassino, sdraiato sul letto, balbettava. L’hanno portato all’ospedale, la moglie dietro. I cronisti hanno intervistato il barista di sotto. Molto sconsolato al ricordo di Jurij: «Era così simpatico. Lo chiamavo la mattina e s’affacciava tutto allegro alla finestra». In Milano, via Morgantini, quartiere San Siro. Lunedì 29, ore 10 del mattino.