6 settembre 2005
Tags : Giuseppe. Bessone
Bessone Giuseppe
• Nato a Cappella Merli di Bricherasio il 22 novembre 1943, morto a Blumenau (Brasile) nel settembre 2005 (assassinato). «I poveri del Brasile, i bambini, i giovani, il catechismo, la Messa. Questi erano gli impegni quotidiani di don Beppe Bessone il missionario di Bricherasio ucciso a Blumenau durante un tentativo di rapina che avrebbe procurato al giovane bandito una manciata di banconote. ”Laggiù la vita di un uomo vale quanto un pacchetto di sigarette”, una frase che più volte il sacerdote ripeteva quando andava a trovare i fratelli nella loro casa a Cappella Merli di Bricherasio [...] aveva iniziato il percorso a Pinerolo, dove era stato vicario nella parrocchia di Abbadia Alpina dal ’67 al ’70 e a Madonna di Fatima dal ’’70 al ’75, anno in cui partì per il Brasile. Il periodo di formazione l’aveva svolto nella diocesi di Joinville, poi era stato mandato nella parrocchia di Indajol. ”In quegli anni - scrive don Bessone, in Brasile da tutti conosciuto come don Josè - celebravo cinque messe al sabato e sei alla domenica, un lavoro duro, ma ripagato dall’affabilità della popolazione”. Quando i nipoti erano andati a trovarlo, in segno di ricordo, i suoi parrocchiani avevano voluto piantare un albero pregiato nel parco cittadino. Poi era arrivato il trasferimento a Blumenau, una città un tempo polo del tessile, con 300 mila abitanti, oggi con gravi problemi di disoccupazione. Continua la sua lettera: ”Ho una parrocchia con 20 mila abitanti, situata in uno dei rioni più popolosi della città. La nostra chiesa è molto grande, può ospitare oltre mille persone sedute”. E fra quella gente don Beppe Bessone ha lavorato sodo, aiutando le giovani famiglie all’attesa del loro primo figlio, riuscendo quindi a far diminuire drasticamente la mortalità infantile, insegnando alle mamme quelle norme igieniche fondamentali. Ma lì vi è ancora la piaga dell’alcolismo, della droga, che dilaga fra i giovani e gli adolescenti. E stando alle prime informazioni ancora un po’ confuse che arrivano dal Brasile, sarebbe stato proprio un giovane ad accoltellarlo per rapinarlo. Il sacerdote aveva fiducia nel prossimo: viveva con le porte e le finestre di casa aperte ”perché tutti possano trovarmi subito”. [...]» (Antonio Giaimo, ”La Stampa” 6/9/2005).