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 2005  settembre 03 Sabato calendario

Attlee, l’uomo che cambiò la Gran Bretagna. Corriere della Sera 03/09/2005. Sono un laureato in Scienze politiche e dottorando in Storia contemporanea, con un Master in «Affari internazionali»

Attlee, l’uomo che cambiò la Gran Bretagna. Corriere della Sera 03/09/2005. Sono un laureato in Scienze politiche e dottorando in Storia contemporanea, con un Master in «Affari internazionali». Vorrei esprimere il mio parere negativo su un’affermazione di Gianni Bisiach nel programma «Ventesimo secolo» andato in onda la notte del 13 luglio sulle reti Rai. Il giornalista ha definito Clement Attlee un politico incolore, probabilmente ignorando la storia della Gran Bretagna a cui proprio Attlee e il suo governo diedero il loro grande contributo: indirettamente, sostenendo il gabinetto Churchill durante la guerra, e, direttamente, dopo le elezioni del 1945 (ad esempio costruendo il servizio sanitario nazionale, gestendo la decolonizzazione dell’India, «inventandosi» il patto di Bruxelles e cercando di coinvolgere gli Usa in un’alleanza militare europea che poi sarebbe diventata la Nato, ecc.). Vorrei conoscere la sua opinione. Mattia Senesi mattysen@libero.it Caro Senesi, sembra che Winston Churchill abbia liquidato Attlee, un giorno, con questo feroce epigramma: « arrivato a Whitehall (il quartiere londinese dei ministeri, n.d.r.) un taxi vuoto e ne è uscito Clement Attlee». Ma è probabile che quella frase sia stata detta durante una delle due campagne elettorali nelle quali i due uomini politici si contesero la poltrona di Premier: quella del 1945 e quella del 1951. giusto aggiungere per la cronaca, tuttavia, che a Potsdam, dove i tre Grandi si riunirono nel luglio del ’45, non fece una grande impressione né su Truman né su Stalin. Truman disse che gli era parso tetro e imbronciato (in inglese «sourpuss»), mentre i sovietici, dopo avere appreso la notizia della sua vittoria contro Churchill nelle elezioni politiche britanniche, non riuscivano a capacitarsi dell’accaduto. Sembra che il ministro degli Esteri Molotov, sbigottito, continuasse a ripetere: «Ma come è possibile?». Non riusciva a capire che gli inglesi avevano dato al mondo, con il loro voto, una straordinaria lezione di democrazia. In realtà Attlee era molto meno grigio e mediocre di quanto non sembrasse a coloro che si erano abituati, negli anni precedenti, al linguaggio letterario di Churchill e al suo stile straordinariamente teatrale. Non era un grande oratore e i suoi discorsi alla Camera dei Comuni erano spesso ascoltati con qualche sbadiglio. Ma fece una brillante carriera politica: deputato nel 1922, sottosegretario nel governo MacDonald del 1931, leader del partito laburista nel 1935, ministro nel governo di coalizione presieduto da Churchill nel 1940 e vice Premier dal 1942. Il suo ruolo durante la guerra non fu irrilevante e la sua vittoria nelle elezioni del 1945 fu dovuta principalmente a quel diffuso desiderio di riforme sociali che gli inglesi provavano dopo le difficili prove del conflitto. Ma non appena giunto al governo, dimostrò di avere idee molto chiare e realizzò in tempi abbastanza brevi sia il programma del suo partito, sia quello di Lord Beveridge per la creazione di uno Stato assistenziale «dalla culla alla tomba». Alle realizzazioni elencate nella sua lettera occorre aggiungere la nazionalizzazione delle ferrovie, delle miniere, delle acciaierie, delle industrie elettriche e del gas. Non basta. Quando riconquistò Downing Street nel 1951, Churchill ereditò da Attlee, insieme a tante cose poco amate dai conservatori, la bomba atomica britannica, vale a dire lo strumento che permise alla Gran Bretagna di avere con gli Stati Uniti un rapporto speciale. Sui meriti della sua politica sociale, naturalmente, è possibile dissentire. Ma non mi sembra che Attlee possa essere ricordato nei libri di storia come il passeggero di un taxi vuoto. Sergio Romano