Fonti varie., 29 agosto 2005
Anno II - Ottantaquattresima settimanaDal 22 al 29 agosto 2005Fazio. Il governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, resterà in carica fino al 2006, quando a sostituirlo provvederà il prossimo, probabile governo di centrosinistra, o sarà obbligato ad andarsene nelle prossime settimane, per un’iniziativa - magari concordata con l’opposizione - del governo Berlusconi? Venerdì 26 agosto il governatore si è presentato al Cicr - sigla che significa ”Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio - e ha dato la sua versione dei fatti relativamente alle scalate Antonveneta e Bnl
Anno II - Ottantaquattresima settimana
Dal 22 al 29 agosto 2005
Fazio. Il governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, resterà in carica fino al 2006, quando a sostituirlo provvederà il prossimo, probabile governo di centrosinistra, o sarà obbligato ad andarsene nelle prossime settimane, per un’iniziativa - magari concordata con l’opposizione - del governo Berlusconi? Venerdì 26 agosto il governatore si è presentato al Cicr - sigla che significa ”Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio - e ha dato la sua versione dei fatti relativamente alle scalate Antonveneta e Bnl. Ci si aspettava qualcosa dal governatore anche relativamente alle intercettazioni telefoniche. Come giustificava, il dottor Fazio, l’intimità sua e della moglie con Gianpiero Fiorani, uno dei due aspiranti al possesso di Antonveneta? Non era questa intimità in contrasto con l’equidistanza che il governatore deve avere tra i soggetti che concorrono per un’Opa? Non metteva a repentaglio, questa sua ipotetica non-neutralità, la credibilità dello stesso governatore, e quindi dell’Italia intera, di fronte alla comunità europea dato che, oltre tutto, l’altro contendente era l’importante banca olandese Abn Amro? A queste domande Fazio non ha dedicato che una frase: ”le intercettazioni telefoniche fuoriescono dall’ambito istituzionale nel quale ci troviamo”. Sul resto ha dimostrato di essersi mosso in perfetta coerenza con le leggi esistenti. Ci si deve soffermare sull’espressione ”leggi esistenti”: dal 1° gennaio entreranno in vigore regole europee (le cosiddette norme di Basilea) in base alle quali mai e poi mai una piccola banca come la Lodi (adesso Popolare Italiana) potrebbe mangiarsi un istituto molto più grande come Antonveneta. E quasi certamente neanche Unipol potrebbe scalare, col patrimonio che ha, la Bnl. Ma Fazio ha argomentato sulla base delle regole in vigore in questo momento e ha dimostrato che non c’era ragione per non dare le autorizzazioni a Fiorani e a Consorte (il patron della Unipol). Non ha egli favorito, giocando abilmente sui tempi, la Banca Popolare Italiana su Abn Amro? Non si è egli accorto che la Popolare Italiana ha venduto certe sue partecipazioni ad acquirenti finti, che avevano la garanzia di rivendere tra qualche mese alla stessa Popolare, ma a prezzo molto più alto? Non ha egli orchestrato tutto in modo che avessero la loro soddisfazione sia la destra (Fiorani-Antonveneta) che la sinistra (Consorte-Bnl) e che vi fosse una copertura completa, politicamente parlando, di tutto l’affaire? Risposte, esplicite o implicite, di Fazio davanti al Cicr: no, no e no.
Schieramenti. C’è adesso uno schieramento, formato da non-fassiniani e da non-berlusconiani di centro, che vuole la pelle del governatore subito. Questo gruppone, al quale aderiscono esponenti del centro-destra e del centro-sinistra, è capeggiato dal duo Prodi-Rutelli, una volta tanto concordi. La Bnl, oltre tutto, presieduta da Luigi Abete, era finora considerata di area Margherita. E l’operazione Fazio la trasferisce invece in area diessina (meglio: dalemian-fassiniana). Come si può pensare che le tribù politiche italiane facciano passare una cosa come questa in silenzio? Dunque, il governatore vada via. Si oppongono a questa offensiva i berlusconiani, la cui punta di diamante è costituita in questo caso dai leghisti. I leghisti vedono la storia dell’attacco a Fazio come un tentativo dei romani di impedire la nascita di un forte polo bancario lombardo (sarebbe la Popolare italiana dopo la digestione dell’Antonveneta). Perciò, dicono, potremmo anche acconsentire al licenziamento di Fazio se si desse il via libera a Fiorani. Non si deve dimenticare che Fazio e Fiorani, a suo tempo, salvarono dalla bancarotta la banca che la Lega aveva tentato di costruirsi al Nord.
Centro. su questo sfondo che vanno letti i continui interventi dell’ex commissario europeo Mario Monti, autore da ultimo anche di un editoriale sul Corriere della Sera di domenica 28, a favore della nascita di un Grande Centro, che sappia adottare una politica economica capace di far uscire l’Italia dalla stagnazione o addirittura dal declino (Ronchey) in cui si trova. Per dirla con le parole dello stesso Monti: ”Come si può riuscire a mettere in campo tutta la determinazione che occorre per superare le resistenze corporative di ogni tipo, se non si può coinvolgere l’appoggio dei ’simili dell’altro’ e si devono fare i conti con ’i diversi del proprio Polo’?”. In altri termini: Udc e Margherita (Follini/Casini e Rutelli/Prodi) la pensano in modo molto più simile che non l’Udc e, mettiamo, la Lega sul lato destro, Prodi e Bertinotti su quello sinistro. Questo ragionamento, che è stato fatto a questo punto tre volte, suscitando reazioni sempre più vistose, prepara probabilmente la frattura definitva tra Udc e Forza Italia: Casini e Follini - con discorsi, interviste e soffiate varie ai giornali - hanno fatto ormai capire chiaramente che non intendono andare alle elezioni restando sotto la coda di Berlusconi. Perciò: o Berlusconi si fa da parte e la Casa delle Libertà mette contro Prodi un altro candidato (per esempio, lo stesso Casini). Oppure l’Udc è pronta ad andare al voto da sola. Berlusconi s’è fatto fare un sondaggio da cui si vede che la batosta, senza l’Udc, sarebbe ancora più tremenda di quello che si teme: il centrosinistra avrebbe la maggioranza senza nemmeno bisogno dei voti di Rifondazione. E anche per questo non molla: il candidato sono io - dice - e resterò io.
Simone. C’è un gran rumore intorno alle dichiarazioni rese alla ”Stampa” da Maurizio Scelli, commissario straordinario della Croce Rossa: la Cri - ha detto Scelli -, in cambio della liberazione delle due Simone, accettò di curare quattro terroristi iracheni feriti. Se si va a vedere, si scopre che le stesse cose sono agli atti della magistratura (e sui giornali) fin dal primo giorno. Ma allora nessuno ci fece caso. Il mandato di Scelli scade alla fine dell’anno. La corsa per sostituirlo (con un sistema elettorale preparato dallo stesso Scelli e che lo esclude) è già partita e naturalmente tutti i candidati rappresentano questa o quella formazione politica.
Iraq. In Iraq non si è riusciti a varare una Costituzione unitaria: curdi e sciiti l’hanno firmata domenica 28 agosto, i sunniti (l’etnia di Saddam) no. Inutilmente gli americani, con un gesto quasi unilaterale, hanno liberato mille detenuti da Abu Ghraib, sperando così di ammorbidirli. I sunniti hanno apprezzato, ma non si sono fatti convincere. Il punto di scontro riguarda la struttura federale dello Stato che praticamente li escluderebbe dai proventi petroliferi. La Costituzione dovrà essere approvata da un referendum il prossimo 15 ottobre. Ma basterà che in tre province su 18 i due terzi dei votanti la respingano perché si debba nominare un’altra Assemblea costituente e rifare tutto daccapo. Lo scorso gennaio, intimiditi dai terroristi, i sunniti, che di province ne controllano sei, disertarono le urne. Si può scommettere, col petrolio di mezzo, che stavolta andranno a votare.
Aerei. I troppi incidenti aerei delle ultime settimane hanno reso particolarmente acuta la questione delle piccole compagnie: volano o no in condizioni di sicurezza sufficiente? Esiste una lista, cosiddetta ”nera”, che fa l’elenco di chi non rispetta gli standard previsti. Questa lista è pubblica in Francia, Svizzera, Belgio, Gran Bretagna ed è ancora segreta da noi. Il commissario europeo Jacques Barrot vorrebbe che anche l’Italia rendesse noto l’elenco. Ma il ministro Lunardi gli ha risposto più volte di no. Polemiche a non finire.
Cronaca nera. passato un anno dalla scomparsa della piccola Denise Pipitone (1° settembre 2004): sia la madre che gli inquirenti continuano a dire che è viva. A Brescia, è ancora in carcere Guglielmo Gatti, nipote della coppia fatta a pezzi. Gli inquirenti insistono nel sostenere che l’assassino è lui. Lui non smette di proclamarsi innocente.
Omeopatia. La rivista Lancet, molto autorevole, ha scritto che l’omeopatia è solo un gigantesco effetto placebo e non una vera medicina. Il placebo è acqua fresca che viene somministrata a pazienti convinti di prendere un farmaco vero, e che 30 volte su cento sortisce ciononostante un effetto benefico. Polemiche a non finire. In Italia si curano con l’omeopatia nove milioni di persone. In Inghilterra il principe Carlo, omeopata convinto, vuole che il governo investa e aiuti lo sviluppo di questa medicina non tradizionale.
Capri. Il primogenito di Bossi, Riccardo, 27 anni, che sabato 27 agosto ha sposato nella chiesetta della Motta a Varese Maruska Abbate, ha portato la moglie in viaggio di nozze a Capri.
Campionato. Il campionato di calcio è ricominciato sabato e domenica scorsi. Lo Snai dà la Juve e il Milan vincitori finali a 2,4, l’Inter a 3,2, la Roma a 30, Fiorentina, Samp e Udinese a 50, gli altri a 80. Domenica scorsa Juve, Inter e Roma hanno vinto il loro primo incontro. Sei partite di serie B sono state rinviate perché i sindaci, ciascuno per ragioni sue legate alla vita cittadina, non hanno messo a disposizione gli stadi. Bonolis, che fa Novantesimo minuto su Canale 5 (adesso si chiama Serie A) non ha totalizzato il previsto ascolto-boom, anzi ha totalizzato uno share inferiore a quello che aveva Novantesimo minuto.