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 2005  settembre 04 Domenica calendario

Blake James

• Yonkers (Stati Uniti) 28 dicembre 1979. Tennista • «[...] figlio di padre nero e madre bianca, di origini inglesi. Nonostante fosse bravo a tennis, i genitori volevano che prima studiasse. Lui aveva obbedito laureandosi ad Harvard. Poi, nel 1999, è diventato professionista [...]» (’La Stampa” 5/10/2005) • «[...] un afroamericano erudito, nato a Harlem e laureato ad Harvard, elegante, atletico ed educato come l’indimenticabile Arthur Ashe [...] è venuto fuori dall’inferno di un 2004 davvero orribile: a maggio si è rotto l’osso del collo contro il sostegno del net in un allenamento a Roma, due mesi dopo è morto di cancro l’amatissimo papà, Tom, e subito dopo ha subito la paresi di mezza faccia (la sinistra) per un herpes zhoster (da stress). Così, da numero 22 della classifica, è scivolato al 76. ricomparso un po’ per scommessa, un po’ per disperazione, mafino ad agosto non ne ha azzeccata una: in 16 tornei ha vinto solo 15 partite. Poi, all’improvviso, il miracolo: ha infilato 11 successi in 13 match, è andato in finale a Washington, ha vinto New Haven [...] quando le cose andavano bene ed era un sex symbol, si era tagliato i capelli per beneficenza, mentre oggi è calvo, con barba e fascia tergi-sudore sulla fronte, e la stupenda bionda Jennifer Scholle a soffrire per lui in tribuna. [...]» (Vincenzo Martucci, ”La Gazzetta dello Sport” 4/9/2005). «[...] Pelata e barba da intellettuale, fisico da modello che sveglia appetiti multirazziali [...] è un tipo interessante. Nato a Yonkers, nella New York dei ricchi, da un padre molto nero e una mamma molto inglese, non ha avuto una vita sempre comoda. A 13 anni una scoliosi cattiva, e 18 ore al giorno dentro un busto rigido. Poi studi di qualità ad Harvard, ammirazione sconfinata per Arhur Ashe, fu numero 22 Atp nel 2003, prima dell’orribile 2004: due mesi di stop per una frattura alla vertebra cervicale in allenamento al Foro Italico, la malattia e la morte del padre, infine un herpes zoster che in estate gli ha paralizzato metà del viso. [...]» (Stefano Semeraro, ”La Stampa” 4/9/2005).