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 2005  settembre 02 Venerdì calendario

Burnett David

• Nato a Salt Lake City (Stati Uniti) nel 1946. Fotografo. «[...] Dal 1976 è socio dell’agenzia Contact, insieme a nomi celebri come la ritrattista Annie Leibovitz. Burnett è un fotografo generalista (’alla fine i preconcetti li perdi”) che guarda a soggetti grandi e piccoli con la stessa attenzione. ”Mi è sempre piaciuta l’idea di passare dalla Casa Bianca a un servizio sulla crostata di mele”. Dalla rivoluzione islamista in Iran alla carestia in Etiopia, le immagini di Burnett hanno segnato un’epoca. La sua foto più conosciuta porta la data settembre 1973. All’indomani del colpo di stato del generale Pinochet il fotografo ha catturato lo sguardo angosciato di un prigioniero circondatoda soldati nello Stadio Nazionale del Cile convertito in centro di detenzione e di tortura. Ai Giochi Olimpici di Los Angeles del 1984 Burnett ha catturato al volo la caduta di Mary Decker [...] ”Mary non aveva potuto correre ai Giochi di Mosca perché erano stati boicottati dagli Stati Uniti. La sua rivale, Zola Budd, era una giovane atleta sudafricana che aveva optato per la cittadinanza britannica per sfuggire al boicottaggio nei confronti del regime dell’apartheid.”. Quando a metà corsa le due si scontrarono, Burnett si trovava proprio lì. ”Mi avevano ammucchiato insieme agli altri sulla linea di arrivo - ricorda - ma io avevo preferito cercarmi un luogo tranquillo lungo la pista. Mary Decker cadde proprio davanti ai miei occhi”. Spesso si rimprovera ai fotogiornalisti di concentrarsi sull’evento dimenticando il contesto fino a farne una caricatura. A Burnett piace contraddire la celebre formula di Robert Capa : ”Capa diceva che quando la foto non è buona significa che eravamo troppo lontani. Io credo invece che una foto non è buona proprio quando siamo troppo vicini. A forza di avvicinarci all’azione tralasciamo il come e il quando, mentre la distanza ci consente di ampliare il punto di vista. Ciò che allontanandoci perdiamo in passione, in emozione, lo guadagniamo in comprensione”» (Claire Guillot, ”La Stampa” 2/9/2005).