varie, 1 settembre 2005
NOBILI
NOBILI Franco Roma 2 dicembre 1925, Roma 26 novembre 2008. Manager. Laureato in Giurisprudenza, cavaliere del lavoro, ha ricoperto incarichi manageriali in diverse imprese e associazioni di costruttori. Nel 1959 è stato tra i fondatori della Cogefar Costruzioni Generali Spa, che ha diretto come manager e presidente fino al novembre 1989. Poi è stato presidente dell’Iri fino al suo arresto il 12 maggio 1993. «Solo un quotidiano ha dato la notizia con un certo rilievo. Titolo su due colonne: ”L’ex presidente dell’Iri Franco Nobili assolto anche in appello”. Sì: Franco Nobili, arrestato nell’inchiesta Mani Pulite, detenuto in carcere per 77 giorni, costretto a dimettersi dalla presidenza dell’Iri, ha vinto anche l’ultimo processo che gli restava. Esce completamente pulito. Ma della fine dei guai giudiziari di questo personaggio - e che personaggio: c’è chi dice che ciò che Andreotti è stato per la politica, lui lo è stato per l’economia - non se n’è quasi parlato. Eppure, nei giorni in cui era in galera, Nobili fu definito ”un perno del sistema delle tangenti senza soluzione di continuità”. parola scritte non da un giornalista qualsiasi, ma da un tribunale della libertà. [...] ”Era il 12 maggio 1993. Alle 5 del mattino vengo svegliato dal telefono di Stato, in camera mia. Alzo la cornetta, e sento che riappendono. Sarà uno sbaglio, penso. Un’ora dopo suonano alla porta. Mi trovo davanti due persone in borghese. ”Siamo ufficiali della Guardia di Finanza”, dicono. E mi mostrano un ordine di custodia cautelare firmato dal gip milanese Italo Ghitti. Debbo dire che erano gentilissimi. Mi dissero che avevano pure l’ordine di perquisire la casa. Fate pure, dico. ”Scherza, dottore? Sappiamo bene chi è lei, non c’è bisogno’. [...] Gli dissi di guardare pure dappertutto. Poi andammo nel mio ufficio all’Iri, mostrai il contenuto dei cassetti, aprii la cassaforte... Non avevo niente da nascondere. Salimmo in auto, e alla sera entrai in cella a San Vittore. Fui interrogato la prima volta una settimana dopo, dal pm Gherardo Colombo. Di Pietro, invece, mi interrogò solo il 14 giugno. Mi avevano contestato tre episodi di corruzione, ma l’interrogatorio durò pochi minuti. Sul verbale, le mie dichiarazioni sono una paginetta. Pochi giorni dopo, il 2 luglio, mi notificano in carcere un altro ordine di cattura, emesso dai giudici di Salerno. Mi portano a Salerno con il cellulare [...] in carcere, mi mettono in isolamento. Niente ora d’aria, persino la partecipazione alla Messa mi era vietata [...] Il 27 luglio mi hanno dato gli arresti domiciliari, il 24 agosto la libertà [...] In carcere ero tranquillo perché avevo la coscienza a posto. E poi [...] nella vita avevo passato momenti peggiori. [...] ero in via Rasella il giorno dell’attentato [...] ho fatto il partigiano, ho una Croce di guerra al valore militare. Quel giorno, era il 23 marzo del 1944, io e Alessandro Nati avevamo ricevuto l’incarico di andare a ritirare, a casa di Giorgio Sacerdote in via Rasella 152, alcuni giornali clandestini cattolici e di sinistra. Non sapevamo nulla dell’attentato perché non c’era coordinamento tra noi e i Gap. Alle tre del pomeriggio sentimmo l’esplosione, Buttammo i giornali nei cassoni dell’acqua, Poi scesi in strada e mi trovai di fronte i tedeschi [...] Avevo la divisa da militare del Sovrano Ordine di Malta, dove mi ero arruolato per non finire sotto le armi con i tedeschi. Le SS mi scambiarono per uno che stava soccorrendo i feriti, e me la cavai [...] Mio padre, Costantino Nobili, era un sindacalista popolare, molto vicino a Sturzo [...] ho la tessera della Dc numero 3. [...] fui proprio io, con un colpo d’accetta, ad aprire per la prima volta la storica sede della Dc di piazza Gesù [...] quel palazzo era la sede della Federazione fascista dei bananieri. [...] Quando i tedeschi lasciarono Roma, il Cln assegnò quel palazzo alla Dc. E io, il 4 giugno del 1944, ebbi il compito di prenderne possesso. Aprii il portone con un colpo di accetta e attesi lì De Gasperi, che arrivò poco dopo accompagnato da Mario Scelba [...] Ho lavorato al ”Popolo’, sono stato presidente dell’Internazionale dei giovani democristiani. Ma a De Gasperi, lo dissi subito: la mia strada è un’altra”. Quella del manager. [...] è stato per più di trent’anni alla Cogefar, una grande impresa di costruzioni. Se ne andò nell’89, quando l’azienda passò ad Agnelli. [...] ”[...] Agnelli mi disse: se lei non resta, noi non comperiamo la Cogefar. Io mi sentii onorato e restai. [...] Era il 3 novembre dell’89 . Ero a Parigi per lavoro, c’era anche mia moglie. Mi chiama Riccardo Chieppa, capo di gabinetto del ministero delle Partecipazioni Statali. Mi dice: vieni subito a Roma, il ministro Fracanzani ti vuole parlare. Non posso, rispondo. E poi cosa vuole da me Fracanzani? Non lo conosco neppure. Chieppa non mi dice il motivo della convocazione, e insiste. Insomma, alla fine mi fanno prendere un aereo privato per Roma, parto senza neanche poter avvisare mia moglie che era in giro a fare shopping. Arrivo a Roma alle tre del pomeriggio e il ministro mi dice: lei è stato designato candidato alla presidenza dell’Iri, mi deve firmare il programma biennale ”90-92 [...] Risposi: ma come firmare? Se non so neanche che cosa c’è scritto! Alla fine metto una sigla tipo: ”Per semplice visione d’atto’. E Fracanzani: adesso torni pure a Parigi. Torno, arrivo in albergo alle otto di sera, accendo la televisione e sento dal Tg: Franco Nobili è stato designato presidente dell’Iri [...] Telefonai ad Andreotti, che era presidente del Consiglio, gli chiesi spiegazioni. Lui aveva il suo solito mal di testa. Gli dissi: ma Giulio, perché proprio io? Sai come si dice nella Chiesa: Domine non sum dignus. E lui, con la sua vocina [...] ”Lascialo dire ai neocardinali quando ricevono la berretta’. Tra l’altro mi accorsi dopo che mi davano uno stipendio molto più basso di quello che prendevo prima. Bell’affare mi avete fatto fare, dissi ad Andreotti [...]”» (Michele Brambilla, ”Sette” n. 17/2002).