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 2005  agosto 28 Domenica calendario

Il Calciatore. La Repubblica 28/08/2005. Il calciatore oggi. La squadra ieri. Lui ora conta di più

Il Calciatore. La Repubblica 28/08/2005. Il calciatore oggi. La squadra ieri. Lui ora conta di più. E lui cambia, si adatta, si trasforma. Più sexy, più erotico. Con gli occhi neri e il tuo gioco micidiale, cantava la Nannini. Hollywood a centrocampo. Le facce di una volta: Burgnich, Boninsegna, Benetti, Combin, volti da una notte in commissariato. Missing. Ora ritratti da copertina: barbetta, pizzetto, frangetta, sopracciglia rifatte. Più Saint-Tropez che San Siro. Accessoriati, con cuffiette, anche quando scendono dal pullman. Papà non li manda mai soli: iPod a gogo. Il glamour come collagene. Siti Internet per tutti: Totti, Maldini, certo, ma anche Giannichedda, Negro, Ventola, Zaccardo. Rinascesse Lodetti, avrebbe diritto ad una home page mostruosa. I peli di una volta, niente. Quasi tutti si depilano. Muscoli non più coperti da foresta. Aspetto meno macho. Il calciatore oggi: più alto, più pesante. Resiste la prevalenza dei nati al nord, il 43,18% contro il 26,51 del sud. Il corpo meno sacro. Anzi molti tatuaggi, anelli, orecchini. Dio dello sport, ti offro i miei centimetri: che vogliamo scriverci? I gesti di una volta, minimi. Destinati al color seppia. Ad esempio, chinarsi e allacciarsi lo scarpino. Oggi va di moda la pantofola: chiusura a strappo o a cerniera. Si chiama F50+, ai piedi di del Piero e Trezeguet. Si sa mai, qualcuno avesse problemi con i nodi. Via le maglie con le cuciture, provocano abrasioni, arrossamenti. Il corpo va protetto, fatto respirare, non offeso con il sudore. Meglio anche comprimere le fasce muscolari. «Stiamo studiando un tessuto dei pantaloncini, per evitare dispersioni» annuncia Marco Del Checcolo dell´Adidas. Un problema, la dispersione. Come avranno fatto Piola e Mezza a tirare legnate con quei mutandoni? Le mogli di una volta, niente. Il 61 per cento è celibe. Quasi tutti aspettano, e si sposano più tardi. «Perché andare in Brasile con la fidanzata?», ti dicono. Già, perché? Laureati sempre pochi: o corri con le gambe o con il cervello. Però belle eccezioni: Fabio Pecchia, centrocampista, è dottore in legge, ha fatto pratica in un studio di avvocati a Bologna; il difensore Fabio Rustico, otto esami di economia, è assessore alle Politiche giovanili a Bergamo; Luigi Beghetto quando stava al Chievo nel 2002 si è laureato in scienze politiche con un tesi sulla violenza negli stadi; Chivu della Roma, rumeno, è iscritto a scienze motorie. In politica non si sputa nel piatto in cui si mangia: il 67 per cento vota centrodestra, il 20 per cento centrosinistra. Lucarelli nella Livorno rossa è per Rifondazione, Di Canio si onora di fare il saluto fascista, Miccoli ha Che Guevara sul polpaccio. Una volta il calciatore ci teneva ad avere un legame forte con il passato, a non perdere le radici. Casa, paese, genitori. La moglie era la ragazza conosciuta al bar, che al week-end magari restava tutto il giorno in pigiama, ad aspettare. Perché, perché, la domenica mi lasci sempre sola? Se lei era una soubrette o un´attrice era scandalo. Wilma De Angelis cantava Nessuno con più melodia e lentezza di Mina e filava con Gianni Rivera, di qualche anno più giovane. Fu costretta a lasciarlo. «Mi fecero capire che non faceva bene alla squadra e che dovevo vergognarmi». Oggi il calciatore non vuole lacci, solo laccetti. Meglio se lei conosce il prezzo della gloria: cara, ci vediamo a fine trasmissione. Una partner brava sotto i riflettori, è un valore aggiunto, come una volta saper cucinare i vincisgrassi. La fedeltà è per lo stylist, che viene a casa a farti i capelli. Pardon, a curarti l´immagine. Si può con un milione e seimila euro all´anno di stipendio. Quasi nulla spesi in letture. Imbarazzanti certe interviste in salotto con dietro la libreria, vuota come il frigo d´agosto. Però sensibilità tanta. Per i cani, le malattie, i mali del mondo. Francesco Totti ha regalato i soldi dell´esclusiva del suo matrimonio agli animali abbandonati e ora vuole fare un Live8 dei calciatori per l´Africa. Si considera un fortunato. Giuseppe Meazza, campione del mondo nel ’34 e ’38, figlio di una vedova di guerra, aveva fatto le elementari al Trotter, scuole di Milano per i bambini bisognosi, accettava inviti a pranzo dai soci dell´Inter, che con discrezione a turno cercavano di non lasciarlo a stomaco vuoto. Era buono Meazza, ma non gli sarebbe mai venuto in mente che i miserabili erano gli altri. Il calciatore oggi non ti dice: mi dispiace non aver studiato. Marco Tardelli, che nell´82 urlò la sua gioia mondiale, era il primo dolore che confessava. Francesco Morini, racconta Gianni Mura, ai mondiali del ’74 fece di più: stava pescando in un laghetto e al tifoso con figli che lo avvicinò vantandosi di aver speso una fortuna per arrivare fino a lì, rispose secco: «Se compravi i libri ai ragazzi era meglio». Dovettero separarli. Prima il calciatore era pura antropologia, come la scimmia di Darwin. La tribù del calcio, intuì Desmond Morris. Intendeva un´altra epoca, molto immobile, un medioevo che non voleva togliersi l´armatura. Ora è sociologia contaminata da cronaca e attualità. L´orologio di Sheva, la maglietta di Bobo, l´acqua di Alex, lo yogurt di Ciro. Kakà per Armani, Totti per Bliss. Il calciatore non porta palla, ma moda. Investe in se stesso: logo e luoghi. Ci sono i locali, i bar, i ristoranti, le vacanze, le spiagge, le maglie, i cd da calciatore. Non è cambiato lui, ma la società attorno, dice Franco Baldini, ex ds della Roma, che ha consigliato a Capello e Montella di investire sull´arte. «Il giocatore è diventato un modello. Viene invitato nei salotti, dove si sente lusingato, non imbarazzato. Non importa se ha poco da dire, è ricco, è corteggiato, ha immagine, e questo basta per una società che pensa che tutto si possa comprare. meno ingenuo, più diffidente. Gioca di più, la carriera si è allungata, preferisce il procuratore che garantisce buoni affari fuori dal calcio». Il calciatore prima andava in tv vestito da cresima, magari a farfugliare, intimorito. Ora siede a gambe aperte, i jeans bucati e stropicciati da Soho e Noho, sguardo alla telecamera, diversa timidezza, molto ricompensata. Grande notizia: Vieri sorride. E se parlava era un´edizione speciale? L´auto è quella dello sponsor, poi c´è quella personale. Scontata, e rinnovata ogni otto mesi. Te ne accorgi quando hanno gli incidenti di notte: mai una Fiat, sempre una Porsche. Vietati gli sci, sempre per contratto. Si capisce, un menisco da assicurare di Adriano vale 15 milioni di euro. Appartamenti in affitto, molto grandi e molti vuoti. Tv, videoregistratore, play-station e poi che ci metto? Ville all´Olgiata per quelli della Lazio, in collina per quelli della Juve. Rara la scelta del centro. Senza fantasia la scelta del ristorante, sempre quello, molto offerto. I calciatori potrebbero mangiare bene, ma non lo fanno. L´unica eccezione era Platini, capace di guidare per una cena fino da Girardet a Losanna. Ouì, le coscette di agnello erano da urlo. Tutto cambiato anche sulle pagine dei libri e sullo schermo. Il futbol ora ha altre parole e immagini. Nei nuovi romanzi i calciatori sono criminali, serial-killer, gente avariata. Violenza, apparenza, indifferenza. Nei reality show poveracci che non sanno rassegnarsi a fare un passo indietro. Non appartengono ad un mondo di valori, allo sport, ma sono pezzi di iceberg che vanno alla deriva. Una volta c´erano i difensori di Osvaldo Soriano che per spaventare gli avversari lasciavano partire leggende che li volevano colpevoli d´omicidi da scontare, o attaccanti che non lesinavano gli spilli in area di rigore, era il calcio romantico che si perdeva sui campi sognati della Patagonia, che viveva di fantasia purissima fino a scatenare grosse risate dovute ad arbitri che venivano colpiti da attacchi convulsivi, o la storia del calcio di Eduardo Galeano che raccontava di un gol magnifico di Garrincha a Firenze, mal di testa e serpentine, difensori in tilt, si giocava con il sorriso sulle labbra. Capitani coraggiosi anche per Jorge Valdano, campione mondiale con l´Argentina nell´86, lui che ha visto Maradona a distanza ravvicinata fare il mago, si è lanciato in parole che sono una lunga corsa all´indietro, per fermare la gloria di un calcio irripetibile edi un uomo esagerato, a cui per firmare la partita bastavano dribbling e cross, incrociando gambe e piedi in corsa. «Io non ci riuscirei, finirei per rompermi una gamba», disse monsieur Platini, mica Palanca. Altri tempi, classe e gioco, non si correva ancora dietro alle veline e i giocatori al massimo sedevano in panchina e tribuna, non sulle scale nel bel mezzo di una sfilata. Mea culpa anche degli scrittori inglesi. L´addio alla nostalgia di Nick Hornby che dice: «Questo calcio non è più il mio». Il calciatore oggi, un uomo solo. Soprattutto i nostri. Capita, se non curi l´anima, ma i suoi dintorni. Nessun altro come Baggio a pregare Budda. I sudamericani si frequentano, le altre nazionalità di aggregano. L´italiano no, è un´anima persa. Magari ha un fratello, un amico con cui uscire di notte, un maggiordomo che mette sotto stipendio. Vedi il calciatore. Sai quanto pesa: 76 chili circa. Sai la faccia che ha, anzi quella che mostra. Sai delle sue 473 ore di allenamento all´anno. Poi più niente. Quando morì Gigi Meroni un pazzo profanò la sua tomba per rubargli il fegato. Pazzo sì, ma convinto che Gigi ne avesse tanto. A questi qui che gli prendono: il braccialetto? Emanuela Audisio