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 2005  agosto 30 Martedì calendario

LITTA MODIGNANI Eugenio Bruxelles (Belgio) 27 febbraio 1967. Marchese di Vignago e Mezzago. La sua madrina è stata Paola di Liegi e tra i nobili della famiglia si contano, nel 490 e poi nel 1652, gli arcivescovi di Milano Lorenzo e Alfonso

LITTA MODIGNANI Eugenio Bruxelles (Belgio) 27 febbraio 1967. Marchese di Vignago e Mezzago. La sua madrina è stata Paola di Liegi e tra i nobili della famiglia si contano, nel 490 e poi nel 1652, gli arcivescovi di Milano Lorenzo e Alfonso. Eugenio studia al liceo Parini di Milano, e a 19 anni comincia a lavorare per laMmm, società belga specializzata nel trading di alcol, con il compito di seguire i mercati asiatici emergenti, dal Giappone alla Cina, dall’India al Pakistan. Nel 1994 passa al gruppo svizzero Alcotra - multinazionale nel settore degli alcolici con sede a Ginevra - che lo manda a dirigere la filiale di Mosca. Nel 1998, con la crisi economica che aveva colpito la Russia, il gruppo decide di sospendere la propria attività sui mercati russi e offre a Eugenio Litta la guida della filiale di Dallas. Ma lui decide di restare a Mosca, mettersi in proprio e lanciare sul mercato il marchio ”Tovaritch”, diventando così il primo produttore italiano di vodka russa. «Bisogna chiamarla marchese? ”Marchese della vodka va benissimo, zar della vodka ancora meglio”. Sorride Eugenio Litta, guardando a quello che è riuscito a fare in poco tempo e contro ogni previsione di mercato. Un italiano che produce vodka russa, e che nei mercati internazionali ha scelto di associare il proprio nome al marchio ”Tovaritch” - la vodka ”Compagno” - a dimostrazione che la nobiltà non disdegna l’ironia, perché ”l’importante è non bere mai da soli”. L’avventura russa di Eugenio Litta [...] comincia nel 1993, all’epoca delle privatizzazioni di Boris Eltsin, nel pieno della turbolenta transizione dal modello dell’economia pianificata a quello di mercato. Anni d’oro per alcuni e di piombo per molti altri, quando si costruivano fortune nell’arco di una notte o si moriva per strada centrati da una pallottola per un pugno di dollari. ”Ho cominciato a lavorare nel commercio di alcolici da quando avevo diciannove anni e conoscevo bene i mercati asiatici per aver lavorato, prima ancora che in Russia, in Cina, Pakistan, Giappone e India. Ci occupavamo di ricostruzione industriale nel settore dell’alcol, ma con la crisi economica a metà degli Anni Novanta, il gruppo per cui lavoravo all’epoca - la multinazionale svizzera Alcotra - mi richiamò per offrirmi un posto a Dallas”. Litta ci ha pensato un po’, ma il richiamo russo ha vinto su quello americano: ”Volevo restare a Mosca, e mi dovevo inventare qualcosa”. Con un investimento iniziale di 600 mila euro - più o meno la liquidazione da manager presa dall’Alcotra - ha impiantato nel 1997 due stabilimenti di distillazione nella città di Lythkarino, a 30 chilometri da Mosca, e si è dedicato all’ideazione di un marchio originale: ”Ho indetto un concorso tra giovani artisti russi, volevo un’etichetta che fosse tradizionalmente russa ma anche moderna, vitale, con un messaggio vincente”. Così è nata la ”Vodka Tovaritch!”, con un design che strizza l’occhio all’avanguardia artistica degli anni Venti e alla retorica sovietica, ma senza indugiare sulla nostalgia. ”Il nome mi è piaciuto subito, è una parola russa che ha fatto il giro del mondo, suona bene, funziona”. All’inizio non è stato facile: ”Ero molto concentrato sul mercato russo, che sembrava rispondere bene al prodotto”, ma a un certo punto l’azienda si è trovata di fronte il problema del recupero crediti. ”In altre parole - spiega Litta - il 40 per cento dei miei clienti non pagava e noi italiani in questo siamo diversi dai russi, non ci piace mandare la gente a riscuotere i soldi con le cattive, diciamo che abbiamo una diversa cultura del recupero crediti”. Senza abbandonare il mercato russo - la produzione si è stabilizzata sulle 200 mila bottiglie all’anno - Eugenio Litta ha cominciato a guardare verso altri mercati. [...] La Russia è nella storia di Eugenio Litta da tempi antichissimi. Uno dei suoi antenati, ufficiale al servizio della corte russa, fece dono allo zar della Madonna Litta disegnata da Leonardo da Vinci e oggi conservata al museo dell’Hermitage di San Pietroburgo [...]» (’La Stampa” 30/8/2005).