Alberto Arbasino, Tuttolibri 13/8/2005, 13 agosto 2005
«Caro Tuttolibri, secondo Andrea Cortellessa e Mario Lavagetto e Giulio Ferroni e Romano Luperini e altri - stando ai titoli - «I romanzi non si leggono da soli, serve la meditazione del critico»
«Caro Tuttolibri, secondo Andrea Cortellessa e Mario Lavagetto e Giulio Ferroni e Romano Luperini e altri - stando ai titoli - «I romanzi non si leggono da soli, serve la meditazione del critico». E del resto anche i poeti grandi e medi e piccoli sostengono che occorrono sempre più poeti, di molte tendenze, originali e tradotti, e anche cantautori, per provare o riconoscere sensazioni di varia intimità, o impegni per cause umanitarie. «Oggi chissà quanti leggono romanzi, tipo La noia di Moravia, per obbligo scolastico o per diletto sotto l’ombrellone. Ma forse un critico al fianco, o alle spalle, potrebbe rendere anche più noioso il compito, come quei vicini all’Opera che spiegano ”Un bel dì vedremo” e ”La donna è mobile”? «E se poi il romanzetto di stagione racconta i disturbi di una coppietta in crisi, magari coi crucci di un pupo o di un intellettuale o di una vittima del Settecento, allora l’impostazione strutturalista o psicanalitica o decostruttiva o politically correct dell’insegnante potrebbe rivelarsi analoga alle chiose ”hard” o ”acid” o ”squat” o ”new wave” nelle recensioni specialistiche agli eventi rock? E il quoziente d’intelligenza, conta? «Ma il bello della ”ricezione” non consiste forse nel ”tu per tu” arbitrario e flâneur sulle pagine, senza ciceroni che spiegano i monumenti ai gruppi? «Non saranno piuttosto necessari i clavicembali o i calciatori, giacché senza di loro niente Bach e niente partita? (Ma anche loro possono essere eccellenti o scadenti, e più o meno indispensabili, forse). Però adesso gli interventi di pedagoghi e docenti parrebbero soprattutto essenziali nel mondo dell’arte: per spiegare alle istituzioni e al pubblico perché mai un allestimento può valere quattro milioni di dollari, e un altro no»