Guido Ceronetti, La Stampa 22/8/2005, 22 agosto 2005
«I libri famosi diventati inutili non si contano, si potrebbe riempire di titoli un folto inserto di questo giornale
«I libri famosi diventati inutili non si contano, si potrebbe riempire di titoli un folto inserto di questo giornale. Passai dei mesi, nei miei brancicanti e superflui diciotto-venti anni, a leggere e a riassumermi i tre volumoni fitti Garzanti della Rivoluzione Russa di Trotzkij: lui era stato assassinato da pochi anni, la sua celebre storia della rivoluzione era già una lettura votata all’inutile: la leggeva come libro sacro la figlia giovanissima di Giuliano Pischel, socialista umanitario, finita poi agitatrice di Libretto Rosso di Mao, un morto che neppure come vampiro è sopravvissuto. Il Capitale di Marx è libro morto. E l’Opera Omnia di Stalin, di Mussolini? Tutto stramorto. E le encicliche dei papi? Queste nascono già morticine... Villon potrebbe anche per i libri ripetere il refrain della ballata delle Dame: Mais où sont les neiges d’antan? Scrivere di politica o di economia è scrivere per la distruzione in pochi anni o decenni. E per i romanzi, prodotti a milioni nel Ventesimo Secolo (mezzo miliardo?, è possibile) la cruna d’ago è così stretta da meritare, a chi la passa, e dopo un quasi secolo pare vivo, un saluto di stupore. Due o tre anni fa pensai di rileggere, dopo una sessantina di passati, un romanzo italiano che in un solo anno, mi pare fosse il 1938, fece dieci edizioni: Nessuno torna indietro, la rivelazione dell’Alba de Céspedes, una famosa, che abitava ai Parioli in piazzale delle Muse, dove si mangiava il gelato discutendo dello Strega, altro mausoleo... Perfino Blasetti ne trasse un film, con un cast di donne di splendore... Ma spesso, ahimè, anche tra i lettori nessuno torna indietro con godimento di giovinezza. Mi sono fermato dopo una o due pagine - fatica inutile, tutto così datato, stile inesistente. Nulla tiene di quanto facciamo, ma certi grandi libri potrebbero durare quanto un anno di Brahman, qualche centinaio di milioni dei nostri... Non ne vedremo l’ultima edizione...»