Varie, 29 agosto 2005
SOARES
SOARES Mário Alberto Nobre Lopes Lisbona (Portogallo) 7 dicembre 1924. Politico. Laureato in diritto e in filosofia. Oppositore della dittatura fascista di Antonio Salazar, diventa all’università leader studentesco del Partito comunista diretto da Alvaro Cunhal. Viene incarcerato 12 volte. Nel ’68, dopo aver difeso in tribunale molti dissidenti, viene mandato al confino a Sao Tomé. Già dal ’50 si è intanto distaccato dal partito comunista, che nel giornale studentesco ”Avente” lo accusa di opportunismo e di tradimento. Nel ’70 va in esilio a Parigi, dove vive nel Quartiere Latino, all’hotel Saint Pierre che diventa il quartier generale dell’opposizione. Il 19 aprile ’73 fonda in Germania il Partito socialista portoghese. Ritorna in patria con il treno degli esuli l’1 maggio ’74, sei giorni dopo l’incruenta Rivoluzione dei garofani. Ministro nei governi provvisori, vince le prime elezioni democratiche nel ’76, impedendo che il Portogallo diventi una Cuba europea. Per quattro volte premier fra il ’76 e l’85, sale alla presidenza della Repubblica (per due mandati) fra l’85 e il ’95. Si deve soprattutto alla sua abilità di negoziatore l’ingresso (nell’85) del Portogallo nell’Unione europea e il processo di decolonizzazione. Dal ’99 al 2004 è stato deputato al Parlamento europeo (’L’espresso” 27/12/2005). «[...] ”La rivoluzione ci ha dato la libertà. Anche se dopo la cacciata di Marcelo Caetano molti temevano che il Portogallo diventasse una succursale di Mosca. Ne era convinto Henry Kissinger, all’epoca segretario di Stato, che durante una mia visita a Washington come ministro del governo provvisorio mi consigliò di non ritornare in Portogallo. ’Mai, in nessun paese al mondo’, disse allarmato, ’i comunisti che si sono spinti così avanti nella conquista del potere si sono poi tirati indietro. Farai la fine di Alexandr Kerenskij, il capo dei menscevichi sopraffatto dai bolscevichi’. Per convincermi a rimanere negli Usa mi offrì anche una cattedra in un’università. Ma io declinai, con ragione. La storia in Portogallo ebbe un corso diverso. Kissinger in seguito non ha mancato di riconoscere il suo errore”. [...]» (Gianni Perrelli, ”L’espresso” 27/12/2005).