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 2005  agosto 26 Venerdì calendario

Delitto di Brescia 26/08/2005 - 4

Il mistero delle teste, al setaccio l’alta Valle. Giornale di Brescia 26/08/2005. Forte la sensazione che i resti dei coniugi Donegani non siano stati scaraventati solo in quel dirupo del Vivione. Perché il mistero delle teste e del busto di Luisa De Leo - che ancora mancano all’appello - lascia pensare ad un secondo «bosco dell’orrore». Non a caso, ieri sono riprese le ricerche... questa volta in alta Valcamonica, a trenta chilometri dalla Valle di Paisco letteralmente passata alla lente d’ingrandimento dagli uomini del Soccorso alpino, della Protezione civile e del Corpo forestale dello Stato. Risultato? Lassù altri pezzi di cadavere non sono «spuntati». Ed è anche difficile credere che gli animali selvatici possano aver fatto sparire completamente due teste e addirittura un busto. Senza lasciare una traccia, seppur minima. Più facile quindi ipotizzare che l’assassino abbia gettato quei resti altrove, a fronte di un piano criminale - almeno sul fronte dell’occultamento - che appare sempre più complesso e che affonda radici in Valcamonica. A fronte delle ricerche infruttuose lungo la strada Provinciale 294 del Vivione e nella valletta del Sellero che presta il fianco del dirupo degli orrori, la Procura di Brescia - in testa il procuratore capo Giancarlo Tarquini - ha disposto nuove ricerche in alta Valcamonica. Evidentemente gli inquirenti hanno in mano degli indizi - o semplici congetture - che li spingono nelle zone sopra Edolo. Fra quei monti che Guglielmo Gatti dovrebbe conoscere piuttosto bene per il semplice fatto di vantare un appartamento all’Aprica. E forse è proprio quell’abitazione a sette chilometri da Corteno Golgi che giustifica le ricerche piazzate nuovamente ieri, a partire dalle 7. Al setaccio la zona che dal Mortirolo scende a Trivigno, lungo le pendici valtellinesi ma anche i boschi attorno a Corteno, lungo la strada che sale a San Pietro e poi all’Aprica. In azione, ancora una volta, il Soccorso Alpino, la Protezione civile e la Forestale. In tutto 61 uomini - in rappresentanza di 13 associazioni di volontariato - suddivisi in quattro squadre - con tanto di unità cinofile - coordinate dal corpo forestale dello Stato. Risultato? Di resti umani nemmeno l’ombra. E nulla di utile all’inchiesta, anche se le ricerche potrebbero riprendere nei prossimi giorni, alla luce di eventuali indizi. Tutto comunque lascia pensare a ricerche mirate, dettate da elementi investigativi non affatto occasionali ma che anzi ruotano attorno a Guglielmo Gatti, alle sue abitudini, alle sue gite in montagna, ai suoi spostamenti su e giù per la Valcamonica (non solo nei giorni «incriminati») e soprattutto a quella casa all’Aprica. Ma quelle teste e quel busto potrebbero anche essere stati abbandonati altrove. Gettati in un cassonetto dei rifiuti? Scaraventati nel lago? Interrogativi da rompicapo che alimentano il giallo. Un vero e proprio mistero che potrebbe anche essere collegato con quella valigia dei Donegani che manca dal loro appartamento. Sempre che manchi davvero una valigia. Potrebbe anche essere stata utilizzata per occultare quelle parti mancanti. Ma perché proprio una valigia? E poi, dov’è finita? Punti interrogativi che fanno rabbrividire. E lasciano intendere quanto quella storiaccia non sia ancora finita. Ma quei poveri resti potrebbero anche rimanere nel buio e nel silenzio per sempre. Rendendo ancor più agghiacciante quell’atroce sequenza di sangue e violenza. E soprattutto senza che la parola fine - almeno sul fronte dell’occultamento - possa essere sentenziata. Marco Bonari