Roberto Vacca, ཿIl Messaggero 25/8/2005;, 25 agosto 2005
Ogni persona di buon senso direbbe che è una follia il progetto di un mulino a vento alto 3 chilometri e costituito da più di 100 aquiloni
Ogni persona di buon senso direbbe che è una follia il progetto di un mulino a vento alto 3 chilometri e costituito da più di 100 aquiloni. Secondo il progettista, genererebbe 100 MW di potenza: il concetto è stato brevettato da un fisico olandese con credenziali ineccepibili. E’ Wubbo Ockels: membro dell’rAssociazione di Fisica Europea. Ha partecipato alla missione Spacelab 1 e ha viaggiato nello spazio per 4 milioni di chilometri (110 orbite terrestri). Forse è meno folle di quanto sembra. Molto più audace e fantasioso di Ockels è Bradley C. Edwards che ha ideato un ascensore alto 100.000 km. Anche questa sembra una follia spinta, ma Edwards ha avuto finanziamenti dalla Nasa per condurre il suo studio. Forse l’idea non è del tutto assurda, anche se, in effetti, sappiamo che la tecnologia necessaria ancora deve essere inventata e sperimentata. Perché fare un ascensore che porti tonnellate di carico a 100.000 km dalla Terra? La risposta è: per mettere in orbita strutture e navi spaziali spendendo 200 dollari al kg invece di 20.000. Almeno l’obiettivo sembra plausibilmente desiderabile. Edwards cerca, quindi, di corrispondere alla vecchia definizione: «Un ingegnere è uno che sa fare con un dollaro quello che qualunque fesso sa fare con cento dollari». Il progetto prevede di installare un cavo tenuto teso dalla forza centrifuga di un satellite in orbita a 100.000 km dalla Terra e che pesa 600 tonnellate. Obiezione: «Il cavo si avvolgerebbe attorno alla Terra perché a 100.000 km di distanza il satellite percorre un’orbita attorno alla Terra in poco più di tre giorni e mezzo». Invece no: non si attorciglierebbe il cavo perché sarebbe ancorato a un satellite geostazionario in orbita alla quota di 36.000 km. Secondo il progetto, il sistema costituito dal cavo e dal satellite a 100.000 km di quota avrebbe il baricentro proprio a 35.581 km dalla superficie terrestre in modo che ogni sua parte sarebbe geostazionaria. Ma un cavo d’acciaio lungo 100.000 km con sezione di 10 cm2 (cioè di 1.000 mm2 ) peserebbe quasi 8 kg al metro: 80.000 tonnellate in tutto. La sua resistenza alla rottura sarebbe di 400.000 N (cioè 40.000 kg). Quindi se lo appendessimo a un ancoraggio a soli (!) 5.000 km di quota - soggetto solo al peso proprio si romperebbe. Un cavo d’acciaio è improponibile. Edwards suggerisce, allora, di realizzare il cavo mediante un foglio dello spessore di un decimo di millimetro costituito da nanotubi di carbonio (inventati e realizzati nel 1991). Il foglio sarebbe largo un metro in corrispondenza del satellite geostazionario e più stretto alla base (sulla Terra) e all’altezza massima di 100.000 km. Il suo peso totale sarebbe solo di 800 tonnellate, invece di 80.000. Questa soluzione dovrebbe funzionare perché le strutture in nanotubi dovrebbero avere una resistenza teorica a rottura 25 volte maggiore di quella dell’acciaio e un peso specifico 60 volte minore. Ma ancora siamo lontani: la resistenza meccanica è di varie volte minore di quella teorica e non si riesce a produrre tubi lunghi più di qualche centimetro. Progressi notevoli, però, sono annunciati dalla Università del Texas a Dallas. L’ascensore sarebbe munito di motori elettrici che fanno girare rulli a pressione sulle due facce del nastro di nanotubi. I motori sarebbero alimentati con celle fotovoltaiche che captano raggi di microonde trasmessi da terra. Anche questa tecnologia, però, è in via di sviluppo e ancora lontana dai traguardi sperati. Lo studio di Edwards mira a sollevare carichi di 20 tonnellate che salirebbero a 190 km/h. La salita durerebbe 20 giorni. Per evitare i rischi di danni causati da eventuali cicloni o da aerei fuori rotta, si prevederebbe di installare la base di partenza all’equatore su di una piattaforma galleggiante sull’oceano. La zona scelta sarebbe vicina alle isole Galapagos, note per la scarsità di fenomeni meteorologici violenti e l’enorme distanza da rotte marittime e aeree. Il nastro di nanotubi potrebbe anche essere spostato per evitare meteoriti rilevati dai radar. L’impegno di progettisti e finanziatori in questa impresa paradossale sembra ben più straordinario delle caratteristiche fantascientifiche del progetto.