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 2005  agosto 20 Sabato calendario

Quando il mito profuma di cioccolato. Il Sole 24 Ore 20/08/2005. Arrivando con il treno a Zurigo, da Sud, qualche volta capita ancora di sentire il profumo di cioccolato quando si è a Kilchberg, a pochi chilometri dalla capitale finanziaria svizzera: è l’aroma in uscita dagli impianti della Lindt & Sprüngli

Quando il mito profuma di cioccolato. Il Sole 24 Ore 20/08/2005. Arrivando con il treno a Zurigo, da Sud, qualche volta capita ancora di sentire il profumo di cioccolato quando si è a Kilchberg, a pochi chilometri dalla capitale finanziaria svizzera: è l’aroma in uscita dagli impianti della Lindt & Sprüngli. Impianti piazzati quasi in riva al Lago di Zurigo, simbolo di quello che è per molti aspetti il cioccolato svizzero per antonomasia e simbolo anche di una lunga storia, quella degli Sprüngli, giocata nell’arco di 160 anni tra industria e famiglia. Di certi caratteri di fondo svizzero tedeschi alcuni degli Sprüngli sono stati spesso una rappresentazione quasi letterale: l’attenzione al successo economico e al tempo stesso la centralità del lavoro e del prodotto; la ricerca dell’alleingang (la via autonoma, solitaria) ma anche una certa visione internazionale negli affari. Ancora: il culto della riservatezza, rotto solo in alcune circostanze. E poi, la difesa più che rigida dell’impresa, accompagnata però da alcune misure sociali, cose entrambe derivanti, in questo caso, da una cultura protestante. Quando, nel 1995, in occasione dei 150 anni della società, i residenti in Svizzera si videro recapitare per posta una breve lettera con un cioccolatino Lindt & Sprüngli in omaggio, nessuno o quasi si stupì. Per molti nella Confederazione gli Sprüngli e la loro società sono in effetti il cioccolato svizzero, senza nulla togliere agli altri importanti marchi elvetici. Questo processo di identificazione è stato facilitato negli ultimi decenni dal carattere sempre più multinazionale di un gigante come Nestlé e dal passaggio a gruppi internazionali di alcuni marchi, tra cui quello di Suchard alla Kraft. Vi sono ancora altri marchi totalmente svizzeri, ma per dimensioni e fama quello di Lindt & Sprüngli è oggi il maggiore. La storia degli Sprüngli è ricca di successi ma anche di problemi e difficoltà. L’inizio è nel 1845, in un piccolo negozio di dolci nella Marktgasse, nella parte vecchia di Zurigo. David Sprüngli-Schwarz e suo figlio Rudolf Sprüngli-Amman decidono di lanciarsi per primi, nella Svizzera tedesca, nella produzione di cioccolato solido. Un prodotto che piace alla buona società zurighese e che consente ai due di ampliare le attività negli anni successivi, trasferendo la produzione in un piccolo impianto a Horgen, in riva al lago. Il figlio è pieno di iniziativa e nel 1859 i due aprono un secondo impianto nella centrale Paradeplatz, che sarà più tardi trasferito nella Werdmühle zurighese. A Paradeplatz rimane un negozio destinato a diventare famoso e ancora oggi meta di acquisti e degustazioni per gli zurighesi e i turisti.  Rudolf a condurre la società sino alle soglie del nuovo secolo. Quando nel 1892 si ritira, si trova di fronte a una scelta difficile sull’eredità da lasciare ai figli. Decide di lasciare i due negozi al figlio più giovane, David Robert, e il piatto forte, cioè la produzione, al figlio maggiore Johann Rudolf Sprüngli-Schifferli. Quest’ultimo sente l’aria del 1900 ed è disposto a prendersi dei rischi. Il 1899 diventa così un anno decisivo, perché Johann Rudolf mette a segno un doppio colpo: da un lato dà il via a un nuovo impianto a Kilchberg, dall’altro acquista la fabbrica di cioccolato creata a Berna da un personaggio estroso, Rodolphe Lindt. Quest’ultimo è depositario di una sorta di segreto industriale dell’epoca, quello del cioccolato ”fondente”. Un segreto che passa alla nuova società, la Chocoladefabriken Lindt & Sprüngli. Inizia con i Lindt un rapporto d’affari e di amore-odio, segnato da accordi ma anche da divergenze e rivalità e destinato comunque a infrangersi abbastanza presto. I contrasti si moltiplicano e sfibrano Johann Rudolf, che resta nel vertice ma nel 1902 affida la presidenza all’amico Ernst Kramer, il primo di una serie di manager esterni che, in una sorta di meccanismo di corsi e ricorsi, saranno chiamati in futuro, sino ai giorni nostri, ad assicurare la continuità accanto alla famiglia. Nel 1905 Rodolphe Lindt rompe gli accordi e lascia l’impresa. August e Walter Lindt, suoi parenti, aprono una fabbrica di cioccolato a Berna, la A & W Lindt. l’inizio di una lunga e aspra controversia, che si concluderà solo nel 1928, con la liquidazione dell’azienda bernese. Una liquidazione che costerà in termini economici agli Sprüngli, ma che consentirà alla Lindt & Sprüngli di sfruttare in pieno il potenziale del marchio Lindt. Nonostante questi contrasti, i primi venti anni del secolo per la società zurighese sono un periodo di espansione, anche per le esportazioni. Nel 1915, la società esporta ben i tre quarti della sua produzione, in venti Paesi nel mondo. Dal 1906 le redini dell’impresa sono passate a Robert Stünzi-Sprüngli, basilese, commerciante di cotone e attivo in politica, sposato con una cugina degli Sprüngli. Un imprenditore e manager, un personaggio al confine tra interno ed esterno per la famiglia. La crisi economica internazionale a cavallo degli anni Venti e Trenta fa perdere i mercati esteri alla società, che deve riorientarsi forzatamente verso il mercato interno. La seconda guerra mondiale è sinonimo di restrizioni per l’import di zucchero e cacao, oltre che di razionamenti per i consumi. A Kilchberg tengono duro, resistono e gli sforzi verranno premiati nel dopoguerra, con l’esplosione della domanda di cioccolato sia in Svizzera, sia all’estero. La società è pronta a ripartire. Nel dopo guerra si manifestano tra l’altro alcune delle scelte dell’azienda che si possono definire sociali, scelte contro corrente all’epoca, come gli accantonamenti per finanziare gli istituti previdenziali e come le gratifiche speciali per il personale. Scelte degli Sprüngli che rimarranno solo paternalistiche secondo alcuni, che rafforzeranno in modo decisivo i legami aziendali secondo altri. La presidenza va a Josef Friedrich Voltz-Sprüngli, marito di una Sprüngli, già dirigente nell’impresa dagli anni Venti. Robert Sprüngli-Baldassarri, discendente di quel David Robert a cui erano andati i negozi, guida la società negli anni Cinquanta e dall’inizio degli anni Sessanta il timone passa gradualmente al personaggio chiave degli ultimi decenni, suo figlio Rudolph R. Sprüngli. Quest’ultimo, esponente della quinta generazione, è prima responsabile della gestione, poi presidente dal 1971 al 1994. lui a costruire in sostanza il gruppo Lindt & Sprüngli con i connotati di oggi. Rudolph R. ha alcune idee precise e, pur avvalendosi della collaborazione di manager, non le cambierà. Conferma anzitutto la scelta di investire sempre e solo sul cioccolato. Cerca quasi ossessivamente la qualità, lavora sui budget e sulla pianificazione. Decide, a un certo punto del percorso, che il gruppo deve acquistare i licenziatari, che dal dopoguerra in Europa avevano svolto un ruolo importante. Tra questi, la società varesina Bulgheroni. Realizza inoltre altre acquisizioni oltre frontiera, sempre nei segmenti identificati come di qualità, e tra le prede c’è anche l’italiana Caffarel. Gli impianti e la sede di Kilchberg, nel frattempo più volte rinnovati, sono ancor più il centro del mondo di Lindt & Sprüngli. Rudolph R., che ha pure comprato le azioni di alcuni parenti, diventa l’emblema di una certa idea dell’impresa centralizzata degli Sprüngli. Ma proprio nel momento della massima espansione diventa anche, al tempo stesso, la dimostrazione che ancora una volta il gruppo per procedere, per continuare a svilupparsi, non può basarsi sulle sole forze della famiglia. Rudolph R. lo sa e acconsente al fatto che il gruppo, nel 1986, entri in Borsa. Le assemblee degli azionisti, al Palazzo dei Congressi di Zurigo, diventano un punto di incontro per molti piccoli azionisti ma sono anche un’occasione per Rudolph R. di dire la sua su economia, etica, politica. Il gruppo deve fare i conti con una concorrenza agguerrita e il rifiuto orgoglioso delle offerte di grandi gruppi lo porta ora a dover nuovamente puntare tutto sugli investimenti e sui prodotti. Non è facile, ma i dividendi arrivano e anche i piccoli azionisti rafforzano il loro ”patriottismo economico”. Quando, negli anni Novanta, scoppiano le polemiche per il nuovo e discusso matrimonio di Rudolph R., si capisce però ancor più che bisogna andare avanti, che i tempi sono maturi per una nuova fase. Rudolph R., classe 1920, già aveva iniziato il ritiro e diventa presidente onorario. Ma non sono i figli a succedergli: Rudolf K. è nel consiglio di amministrazione ma non dirige, la figlia Regula è medico, Luzius ha lavorato per il gruppo ma ora è attivo all’esterno come esperto di marketing. ancora un manager, ecco i corsi e i ricorsi, a prendere le redini. Si tratta questa volta di Ernst Tanner, che entra in scena nel 1993 e che a tutt’oggi è sia presidente che amministratore delegato. Il gruppo nel 2004 ha realizzato un fatturato di oltre 2 miliardi di franchi, con un utile netto di 151 milioni di franchi. I dipendenti sono circa 6.300. In Borsa il titolo è in sostanza, al di là degli inevitabili alti e bassi, in serie positiva da anni. Il rapporto annuale 2004 della Lindt & Sprüngli indica che i suoi maggiori azionisti sono la Fondazione per complementi di pensione con il 22,3% e la Arnhold and S. Bleichroeder Advisers di New York con il 5,4 per cento. Al di là di queste indicazioni scarne, si può pensare a una presenza azionaria degli Sprüngli. E si può pensare che dietro la guida di Ernst Tanner rimangano comunque i principi di fondo di una famiglia che si è in buona misura identificata con la fabbrica, senza concedere molto, tranne che in qualche fase, alla mondanità. Gli Sprüngli, che certo su qualche mezzo possono contare, non compaiono nelle abituali classifiche dei più ricchi in Svizzera. E si fa fatica a parlare di loro senza parlare di Kilchberg e dei prodotti. una famiglia che sembra aver scelto, almeno sin qui, di lasciar parlare soprattutto quella fabbrica che porta il nome di sempre. Di sciogliersi, in un certo senso, in quel cioccolato che è diventato così famoso nel mondo. Lino Terlizzi