Il Sole 24 Ore 15/08/2005, pag.6 Mauro Castelli, 15 agosto 2005
Ricchiuto, lo «scienziato» delle erbe. Il Sole 24 Ore 15/08/2005. riuscito a coniugare la passione per le erbe con una spiccata vocazione imprenditoriale (« stata dura, ma i risultati ci hanno premiato»); ha saputo giocare la carta della tradizione per trasformarla in ricerca avanzata («L’erboristeria non è una moda - assicura - bensì una cultura»); si è persino inventato, per regalare spessore alla medicina naturale, una casa editrice («Un modo come un altro per perdere quattrini, ma ne è valsa la pena»); ha «lavorato, lavorato e ancora lavorato» su strade innovative, sino a portarsi a casa la "nomina" a Imprenditore dell’anno nell’area Originality e due lauree honoris causa
Ricchiuto, lo «scienziato» delle erbe. Il Sole 24 Ore 15/08/2005. riuscito a coniugare la passione per le erbe con una spiccata vocazione imprenditoriale (« stata dura, ma i risultati ci hanno premiato»); ha saputo giocare la carta della tradizione per trasformarla in ricerca avanzata («L’erboristeria non è una moda - assicura - bensì una cultura»); si è persino inventato, per regalare spessore alla medicina naturale, una casa editrice («Un modo come un altro per perdere quattrini, ma ne è valsa la pena»); ha «lavorato, lavorato e ancora lavorato» su strade innovative, sino a portarsi a casa la "nomina" a Imprenditore dell’anno nell’area Originality e due lauree honoris causa. A tenere banco è Giuseppe Maria Ricchiuto, anima e cuore dell’industria erboristica e farmaceutica Specchiasol di Bussolengo, in provincia di Verona, una fra le prime realtà italiane del settore («Certamente siamo i numeri uno nel campo della fitoterapia»), realtà che nel 2004 ha messo a bilancio un giro d’affari sui 24 milioni di euro, cifra che dovrebbe attestarsi sui 28 a fine esercizio a fronte di un export del 6-7%, «avviato da tre anni fa e in costante crescita». Con margini di un «certo interesse» (anche se la discrezione, quando si tratta di quattrini, è di casa), che vengono, oggi come ieri, tutti reinvestiti. Di questo piccolo quanto dinamico gruppo fanno parte, dislocati sul territorio veronese, il laboratorio tricologico e cosmetico di Settimo di Pescantina, i centri produttivi di erboristeria a Bussolengo e a San Bonifacio, i trenta ettari della tenuta agricola di Ferrara di Monte Baldo in via di messa a punto, nonché gli altri cento dell’azienda agricola S.Demetrio di Specchia (Lecce), dove si coltivano una quarantina di piante officinali e dove è stato attivato l’opificio erboristico Sandemetrio. Ma altri 126 ettari di terreni, concessi in uso dal Comune di Specchia, stanno "riposando" in vista dell’avvio delle nuove produzioni. Il tutto supportato da 104 dipendenti fissi più altri 20 stagionali, nonché da 800 diverse specialità suddivise in 12 linee di prodotti. Giuseppe Maria - una storia da libro Cuore la sua - nasce, secondo di otto fratelli, il 12 dicembre 1938 in quel di Specchia, un paesone di cinquemila abitanti dove il padre Giovanni gestiva una «bottega del vino». E a Specchia, dopo aver frequentate le medie, si iscrisse alla scuola di agraria con l’obiettivo dichiarato «di fare l’impiegato delle poste, dal momento che nei boy-scout avevo imparato a usare il telegrafo». Ma la vita purtroppo non corre sempre sui binari desiderati. «Sta di fatto che a 18 anni, visto che l’atteso concorso per le Poste non arrivava, decisi di arruolarmi nella Guardia di Finanza per un periodo complessivo di "ferma" di sei anni. E me li feci tutti, prima a Roma, poi a Sondrio e infine a Caorle, in provincia di Venezia». Una volta «tornato libero cittadino» il ventiquattrenne Giuseppe Maria si trasferì a Verona, dove si mise a fare il rappresentante e dove nel 1975 in Fiera avrebbe debuttato Herbora, manifestazione dedicata all’erboristeria. Proprio in quel periodo Ricchiuto decise di saltare il fosso e di entrare a far parte di quella che veniva definita una categoria di poareti (leggi poveracci). «In quest’ottica mi licenziai per accasarmi, sempre come rappresentante, nella francese Henné Drog, oggi Docteur Nature e mia concorrente». Sta di fatto che l’anno dopo, con l’idea in testa di sviluppare questo lavoro, mise in piedi un piccolo deposito. «Ma, da squattrinato qual ero, dovetti far ricorso alle finanze di mia moglie Franca Vellani, che mi "imprestò"le 164mila lire necessarie per installare un telefono». Un paio di anni dopo il neonato imprenditore avrebbe partecipato a Herbora con il suo primo prodotto, un’alga unicellulare chiamata Chlorella pyrenoidosa, che importava dal Giappone e rappresentava l’avanguardia degli integratori alimentari. E nel 1978, a fronte di un lavoro che stava diventando più impegnativo, debuttò Specchiasol, supportata da nuovi prodotti e dal potenziamento della forza vendita. Insomma, la storia di Ricchiuto stava voltando pagina. E lui non mancava di dannarsi l’anima, cercando un socio senza riuscirci e trovandosi costretto non solo &la mangiare pane e cipolla», ma anche a vendere un terreno al paese dove avrebbe voluto costruirsi una casa. «Ma in seguito mi sarei preso la mia bella rivincita comprando, in società con il sindaco di Specchia, un amico d’infanzia, il castello dei baroni Risolo». A questo punto maturò la convinzione che il lavoro doveva essere impostato su basi scientifiche. «Cosìassunsi un laureato in farmacia e chimica che lavorava alla Glaxo, Alfredo Torti, e con lui avviai ricerca vera, sia pure a fronte di poche attrezzature. In ogni caso i nuovi prodotti venivano analizzati e testati in Università prima di essere messi in commercio». A questo punto la crescita si mise a galoppare (il primo miliardo di lire entrò nel bilancio del 1981 a fronte di sole otto persone a busta paga), peraltro supportata dal boom dei negozi di erboristeria. Così l’anno dopo Ricchiuto affittò il suo «primo vero magazzino» a Bussolengo, dove installò una macchina per imbottigliare liquidi che importava dalla Francia. Successivamente questo "principe delle erbe" avrebbe acquistato (era il 1983) i suoi primi seimila metri quadrati di terreno in località Crocioni di Bussolengo, cui se ne sarebbero presto aggiunti altri seimila, e dove nel 1990 avrebbe iniziato a costruire la prima quota del quartier generale, che attualmente può contare su diecimila metri quadrati di superfici coperte. Due anni ancora e Ricchiuto avrebbe rilevato dagli americani della Pittman Moore lo stabilimento «con licenza» di San Bonifacio, dove si sarebbe messo a produrre di tutto un po’: tinture madri, gemmoderivati, oligoelementi e quant’altro. Quest’ultimo passo avrebbe rappresentato il cuore della svolta, supportato dal controllo qualità, dallo sviluppo tecnologico e, soprattutto, dalla produzione diretta. «Così,per diversi anni, il giro d’affari sarebbe raddoppiato da un esercizio all’altro e gli utili avrebbero rappresentato una manna dal cielo da reinvestire in toto. Con mia moglie pronta a lamentarsi per il fatto che, anziché pensare alla nostra prima casa, mi limitavo a comprare per l’azienda. E aveva ragione. D’altra parte l’ambizione e la voglia di crescere comportano sempre rinunce». Mauro Castelli