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 2005  agosto 25 Giovedì calendario

PARDO Denise.

PARDO Denise. Nata nel 1956. Giornalista. Dell’’Espresso”. «L’ha chiamata ”Affettuosità giornalistiche”. una piccolissima rubrica in cui Denise Pardo, ogni settimana, nella sua pagina dedicata ai mass media sull’’Espresso”, racconta l’adulazione, spesso incrociata, che alberga fra i giornalisti italiani. ”Ma quanto è bravo Tizio!”, dice l’Adulatore-Redattore, dimenticando di precisare che Tizio è il suo direttore. ”Ma come scrive bene Caio”, insiste l’Adulatore-Redattore, dimenticando di ricordare che Caio ha appena scritto la stessa cosa di lui. I lettori, naturalmente, non capiscono che cosa c’è dietro queste ”affettuosità”. Ma Denise Pardo è lì, pronta a mettere nero su bianco quello che tutti i giornalisti, famosi pettegolieri, continuano a dirsi nei corridoi. E così è diventata una specie di vendicatrice degli inciuci nascosti. Tanto da costringere gli adulatori mascherati a modificare i loro comportamenti per paura di finire sotto la sua lente. Alcuni continuano a farlo ma avvertono. Come fa spesso il Foglio. ”Sappiamo che finiremo in ’Affettuosità giornalistiche’. Ma non possiamo fare a meno di? [...] ”Ho solo notato un fenomeno e lo racconto ai lettori perché scoprano la doppia lettura dei giornali. Dietro le notizie, spesso, c’è una carineria, una gentilezza, uno scambio di favori. Cose che passano sopra la loro testa [...] Non sono una Catonessa. Il tono che uso è piuttosto leggero, ironico, poco serio. Come nasce un’idea del genere? Da un episodio che riguardava Giampiero Mughini. Aveva scritto su ’Panorama’ uno sperticato elogio del ’Foglio’ dimenticando di dire che collaborava al Foglio. Dopo quattro giorni il ’Foglio’ aveva ricambiato dedicando a Mughini un dolce articolo. [...] Gara di solidarietà. Mettere gli amici sulla ribalta, ricordare che ci sono, che sono bravi, tenersi su reciprocamente? [...] Carlo Rossella. il monarca assoluto. Non si nasconde nemmeno, lo fa in modo esplicito? [...] Madre francese, padre italiano, nonna mitteleuropea. Sono cresciuta ai Parioli [...] Una signorina di Roma Nord. Ho studiato al liceo Mameli insieme ad una serie di persone che poi avrei rincontrato. La mia grande amica Francesca Marciano, sceneggiatrice, scrittrice. Poi c’erano Guido Barendson, Gregorio Botta, Paolo Virno, Bruno e Dario Manfellotto, Sandro De Feo? [...] Manifestazioni, assemblee, scioperi. L’idolo di noi ragazze era Paolo Virno, uno del movimento studentesco [...] Non ho mai avuto amori con giornalisti, sono troppo nevrotici e narcisisti. Miti? Carol King, Cat Stevens? [...] Andavo molto bene in italiano? [...] Volevo fare la scrittrice, avevo il mito di Oriana Fallaci e di Camilla Cederna. Ho cominciato facendo piccole collaborazioni qua e là? Poi, amici e contro-amici, sono finita all’’Europeo’ al tempo in cui c’erano Letizia Maraini, Barbara Palombelli, Fiamma Nierenstein [...] Qualcuno mi presentò a Paolo Panerai e cominciai a collaborare a ’Capital’. Poi mi chiamò Dante Matelli dell’’Espresso’. Matelli è un bravissimo giornalista e un uomo affascinante. Erano i tempi di Paolo Mieli e di Alberto Statera. Mi chiesero di fare un pezzo sulla vita notturna dei politici [...] Non è stata una gavetta molto sofferta. Mi assunse Giovanni Valentini nel 1987 [...]”» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 12/2002).