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 2005  agosto 25 Giovedì calendario

FORMICA

FORMICA Rino (Salvatore) Bari 1 marzo 1927. Politico. Socialista. Più volte ministro, è uno dei pochi che dopo la fine del Psi di Bettino Craxi, demolito dal ciclone di Mani pulite, non abbia cercato una via di sopravvivenza politica: a destra o a sinistra • «[...] ex pluriministro passato alla storia del Psi come ”anima critica” dello stesso Craxi e a quella della Prima Repubblica come battutista celebre, di quelli capaci di folgorare un avversario con una frase (De Mita? ”Un fascista bianco”. Andreatta? ”Una comare di Windsor”. Scalfaro? ”Una mammoletta...”) [...] quell’epigramma che ha racchiuso un’epoca: nani e ballerine. ”Però bisogna capire come venne fuori quell’espressione [...] Nani e ballerine nasce con la trasformazione del congresso di Verona, 1984. Il Comitato centrale muore. E al suo posto nasce l’Assemblea nazionale, fatta da tre componenti: il partito dell’apparato, il partito degli eletti e il partito dei cooptati dalla società civile. Gente inserita nella classe dirigente per la sua influenza nel mondo delle professioni, dello spettacolo, dell’informazione [...] prima del congresso ci fu una direzione in cui Craxi introdusse la proposta. Io fui l’unico a votare contro. Litigammo. Mi sembrava un principio che avrebbe snaturato il partito. L’apparato si sarebbe chiuso sempre più in se stesso. Il partito degli eletti si sarebbe frazionato in una serie di partiti personali locali. E i cooptati avrebbero fatto da copertura a uno sgretolamento [...] sarebbero diventati tutti nani dal punto di vista politico e tutt’al più si poteva fare un bel girotondo intorno al capo. [...] I partiti, da noi, sono nati con un compito preciso, assegnato dalla Costituzione: organizzare la vita democratica del Paese. Negli anni Ottanta questo sistema era già in crisi da tempo. La società italiana era molto più libera, ma i partiti non avevano saputo trovare nuove forme per organizzare queste libertà. Neanche il Psi. Era un escamotage pensare che tirar dentro qualche personalità potesse risolvere il problema. Anche se, presi uno per uno, erano tutte brave persone... [...] molti anni prima Fernando Santi, l’ex segretario della Cgil, per dimostrare come il Psi fosse un partito che aveva rotto gli schemi un giorno si portò suo nipote in direzione. Quello si sedette lì e partecipò a tutti i lavori. Nessuno si domandò: ma chi è? Bene, ai tempi di nani e ballerine succedeva la stessa cosa, ma in maniera sistematica. L’assemblea era diventata un meeting. Una specie di raduno degli alpini: alla fine si fraternizzava pure, perché se lei va al raduno degli alpini e si mette un cappello in testa poi finisce che fa amicizia... Ma dentro c’era di tutto: amici, amici degli amici, giornalisti con il registratore acceso... E non sconcertava niente [...] Strehler era un caso a parte. Aveva una formazione politica robusta, era un lombardiano. Apparteneva alla categoria degli intellettuali organici: quelli che erano nel potere, ma anche nella fede [...] gli intellettuali sono sempre stati come la procellaria. Vedono in anticipo la tempesta. E si spostano [...] C’è un tradimento di fondo nel loro comportamento: non hanno mai saputo sposare una sconfitta [...]”» (Davide Perillo, ”Sette” n. 12/2002).