Giornale di Brescia 20/08/2005, pag.11, 20 agosto 2005
Delitto di Brescia 20/08/2005 - 10
Veglia funebre in Sant’Antonio per ricordare i Donegani. Giornale di Brescia 20/08/2005. Veglia funebre ieri nella parrocchia di Sant’Antonio che ha voluto onorare così la memoria di Aldo e Luisa Donegani. Ad officiare il rito don Faustino Pari, sacerdote molto vicino alla coppia, specialmente a Luisa che collaborava con l’oratorio. La funzione inizia attorno alle 18, quando in chiesa ci sono circa un centinaio di persone. Tra di loro, nei banchi in prossimità dell’altare, prendono posto Luigi, Giuseppe, Giovanni e Carmine De Leo, i fratelli di Luisa. Mancano solo Domenico e il figlio Luciano, l’appuntato dei carabinieri che fece scattare l’allarme sulla scomparsa degli zii. «Era in servizio - ci dicono - e non è potuto venire». Siedono nelle prime file anche alcuni cugini, residenti a Gussago. Una famiglia riunitasi in un dolore affrontato compostamente, che chiede di vivere questo momento senza i riflettori costantemente accesi. Un richiamo cui non resta insensibile don Faustino quando, nelle fasi iniziali della veglia, invita perentoriamente le telecamere ad uscire dal Tempio. Lo stesso parroco di Sant’Antonio, prima di salire sull’altare, ci confessa come sia stato proprio Luigi, l’unico tra i fratelli di Luisa che risiede in città, a chiedere «aiuto a mantenere tranquille queste ore, evitando l’assalto dei media». Una cortina protettiva che riveste tutta la famiglia De Leo al punto che il parroco stesso non sa «dove siano alloggiati i parenti che vengono dalla Puglia, cui mi piacerebbe portare il conforto della fede». Don Faustino introduce il rito ricordando «le due settimane cariche di apprensione vissute in attesa di avere notizie, la preghiera di poter rivedere vivi Aldo e Luisa poi tramutatasi in preghiera di suffragio». Le parole invitano alla comprensione «a mettere da parte la rabbia in favore della carità cristiana per quella persona misera che si è macchiata di un delitto tanto barbaro». Di fronte all’orrore per «la mano di Caino che si è alzata di nuovo», don Faustino invoca la resurrezione, la forza delle preghiere che si alzano tra le navate. Al termine della veglia, Luigi De Leo scappa via veloce, senza parlare. Il fratello Giovanni, giunto apposta da Terlizzi, in provincia di Bari, si ferma, la voce rotta dall’emozione: «Non vedevo Luisa da due anni ma parlavamo al telefono tutte le settimane. L’ultima volta l’ho sentita dopo il suo ritorno dalle vacanze a San Benedetto (25 luglio, ndr) poi più nulla». Nessun commento su Guglielmo, quel nipote che «non ho mai visto». Quindi, appoggiato al braccio del figlio Michele, Giovanni De Leo lascia la chiesa, dribblando taccuini e telecamere. Le ultime battute le regala proprio Michele: «Quello che so sulla vicenda l’ho letto sui giornali. Guglielmo? Come posso dire se sia lui il colpevole, l’ho visto per la prima volta in televisione».