Giornale di Brescia 20/08/2005, pag.10, 20 agosto 2005
Delitto di Brescia 20/08/2005 - 5
Il Dna conferma: sono i Donegani. Giornale di Brescia 20/08/2005. All’esame del Dna non ci si scappa. Quei resti umani - ora custoditi in due celle frigorifere dell’Istituto di medicina legale di Brescia - appartengono ad Aldo Donegani e Luisa De Leo. Non ci sono dubbi. L’esame del Dna ha quindi confermato quello che in sede di autopsia non è stato possibile appurare. Piuttosto comprensibile, viste le condizioni dei cadaveri. O meglio l’assenza delle due teste e praticamente di gran parte del corpo della donna (in tutto i resti umani recuperati s’aggirano sui 50 chili), l’avanzato stato di decomposizione e la mancanza di indumenti, preziosi o - più semplicemente - cicatrici o particolari segni su quei reperti finiti sul tavolo del medico legale. A nulla - per l’identificazione -, vista l’assenza delle teste, sono servite le cartelle dentistiche dei coniugi Donegani che gli investigatori sono riusciti a recuperare nei giorni scorsi. A colmare l’insufficienza degli elementi di identificazione immediata, sono quindi arrivati - solo ieri pomeriggio - i risultati di laboratorio, come per altro confermato dallo stesso legale di Guglielmo Gatti, l’avvocato Luca Broli. Ma l’esame autoptico pare abbia messo in luce l’efferatezza non solo dell’omicidio ma anche di quell’operazione di sezionamento che ha indubbiamente richiesto parecchio tempo. Tagli netti, decisi per depezzare quei due cadaveri, che lasciano trasparire una mano ferma, «esperta». E poi non si esclude affatto l’ipotesi che quella macabra operazione di chirurgia - giustificata solo da una necessità di facile trasporto dei corpi e di occultamento - sia stata piazzata anche parecchie ore dopo la morte. Ma a questo punto, resta da capire la causa del decesso. L’assenza del tronco della donna e delle due teste non facilitano certo gli accertamenti necroscopici, anche se una svolta potrebbe arrivare dagli esami tossicologici. Non si può infatti escludere a priori nemmeno la pista dell’avvelenamento... Ma quei resti umani potrebbero fornire anche altri indizi utili all’inchiesta. Non a caso, prelievi di campioni sono stati acquisiti dai carabinieri del Ris probabilmente per confrontarli con altri elementi già in loro possesso. E poi su quei cadaveri e sui sacchi di plastica nera - comunemente utilizzati per l’immondizia - l’assassino potrebbe aver lasciato la sua firma. E basta un’impronta digitale, un capello... perché il Dna non tradisce. Anzi, parla chiaro, chiarissimo.