Giornale di Brescia 19/08/2005, pag.10 Tonino Zana, 19 agosto 2005
Delitto di Brescia 19/08/2005 - 4
«Quelle cesoie le conosco». Giornale di Brescia 19/08/2005. «Quand’è che c’è stato quel temporalone che ha scheggiato i pini, ha fatto ballare i tetti e rovinato il giardino dei Donegani?». Il calcolo è a spanne, sulla frequenza dei temporali d’estate. « stato prima, due o tre giorni prima il giorno della partenza al mare con i Donegani, alcuni giorni prima di domenica 3 luglio», spiega adesso Agostino, l’amico del cuore dei coniugi assassinati. Aggiunge:«Mi aveva chiamato al telefono Aldo. Mi aveva chiesto di dargli una mano a sistemare i tetti sollevati dallo stravento, a riordinare il verde dei cespugli e delle piante. In pochi minuti mi sono vestito, ho attraversato i cento metri che mi separano dalla casa dei Donegani e ci siamo divisi il lavoro: io, Aldo e Guglielmo. Siamo saliti sul tetto e abbiamo impugnato le due cesoie. Più io che Guglielmo. Io avevo in mano la cesoia grande e Guglielmo quella piccola. Abbiamo incominciato a sfrondare i rami, la cima dei pini marittimi. Poi sono salito sul tetto della mansarda di Guglielmo e l’ho messo a posto. Quelle due cesoie è parecchio tempo che stanno nella casa dei Donegani». Insistiamo sulle cesoie e l’uomo anziano non si scompone nella sua collaudata serenità. Appartenendo ad un’età saggia, gli risulta facile distinguere il mezzo dal fine, le cesoie dalle carni degli amici. «Quelle cesoie le ho sempre viste in quella casa - aggiunge - e mi pare proprio che le avesse Guglielmo. Mi chiamavano per aiutarli a sistemare il giardino. Quel giorno, con le cesoie abbiamo tagliato alcuni rami e sistemato la cima del pino di mare. Proprio due cesoie, una lunga così e l’altra circa la metà». Lunga così, secondo la misura gestuale dell’amico dei Donegani, porta proprio a un’ottantina di centimetri, alla "cesoia madre" del delitto e del sezionamento. Anche se è lugubremente difficile pensare ad un’operazione chirurgica condotta esclusivamente con delle cesoie. Accade spesso che il normale e il macabro si mescolino nel tempo e allo stesso modo le cesoie hanno sfrondato il pino marittimo dietro la casa dei Donegani e due mesi dopo sono state gestite per mutilare i corpi. E ancora, le cesoie usate per martoriare i corpi della donna e dell’uomo, due mesi prima, sono state oggetto di un’ironia spiritosa in quel mattino dopo il temporale. Sentite cosa ricorda l’amico dei Donegani: «Mi viene in mente di aver quasi scherzato sul lavoro di ripulitura delle piante e dei cespugli, sull’uso delle cesoie. Ad un certo punto, vedendo che Guglielmo se la prendeva comoda ed io sgobbavo come un negro gli ho detto: lavora un po’ tu con la cesoia grande che io porto i rami sulla cassa dell’autocarro...». In dialetto, più o meno, si combina con il commento critico di ieri, senza cattiveria, ma senza lo spirito di quella mattina: «’L lauro mia tàt chèl lé, non è un grande lavoratore quello lì...». Guglielmo Gatti, dunque, secondo il racconto dell’amico dei Donegani, quel mattino, dopo il temporale notturno, batteva la fiacca. «Anche se è un uomo robusto - precisa - uno che ha la sua bella forza. Robusto, non grasso. Però mi sembra difficile che uno da solo riesca a combinare una strage in quel modo. Le cesoie, poi, non bastano, ci deve essere dell’altro». Lui è paziente, alla domanda di altri strumenti da taglio, di armi improprie, presenti nella casa. Gli viene in mente un’accetta «’n pòdèt». Un’accetta è in ogni casa di campagna, in ogni casa singola verso la campagna. Il popolo dei quartieri popolari bresciani fuori dal centro è un popolo di ex contadini, di operai in pensione, di una piccola borghesia dell’officina e della campagna a cui serve sempre un’accetta per sistemare qualcosa della casa, per andar a funghi e a lumache. Il pòdèt è una sorta di simbolo di un’età faticosa e felice. In questi giorni, nel baule dell’auto di un altro amico dei Donegani, ne abbiamo visto un altro di pòdèt, accanto a degli stivali. Qui, in via Ugolini, la campagna è appena di là dalla strada, l’accetta serve subito. Gli chiediamo di una sega elettrica. Risponde di non averla mai vista, nè in casa nè in garage, nè in cantina. Tonino Zana