Giornale di Brescia 18/08/2005, pag.7 Tonino Zana, 18 agosto 2005
Delitto di Brescia 18/08/2005 - 9
«L’impulso a confessare» degli assassini. Giornale di Brescia 18/08/2005. Al di là delle chiacchiere dei pettegoli, che adesso rientrano e si smentiscono davanti a una morte orribile, Luisa e Aldo Donegani erano inseparabili. Lei estroversa e generosa, lui pronto alla risposta, a discutere se necessario. Gli amici ricordano il loro primo incontro. Luisa si era separata. Aldo era vedovo, si erano incontrati al parco vicino a Sant’Anna. Gli era piaciuto il modo solare e ottimista con cui lei affrontava la vita. Si era consultato con l’amico del cuore, un amico giusto che lo aveva rinviato ad un’analisi dei propri sentimenti: «Se ta ga ólet be, töla», sposala, se ti piace, come per dire, tocca a te, lo sai meglio tu di ognuno di noi. «Lascio tutto a Luisa, mi sembra ovvio», capitava di dire a Aldo Donegani. E Luisa De Leo si compiaceva del bene totale che le voleva il suo compagno. Non erano ricchi, ma la casa era loro e la pensione di Aldo più che buona: 350 euro dalla Francia per i 9 anni passati a lavorare vicino a Parigi e più di mille per gli anni nelle fabbriche bresciane come disegnatore meccanico. «Lui era un risparmiatore - dice un amico -, stava attento a spendere anche 5 euro. Mica un avaro, ma di una generazione che ha sentito l’odore della guerra e la miseria l’ha vista intorno». Il gruzzolo c’era, di sicuro. Lavora e risparmia e il gruzzolo c’è. All’inizio, il movente si riempie di soldi, secondo i giornalisti. Poi, ragionando insieme, si calcolano i danari della coppia. C’è chi scruta ombre lontane, un agguato costruito da forestieri, conosciuti magari da poco. I più puntano vicino. Visto dalla casa dei Donegani, il dirupo dove si sono trovati i resti dei loro corpi è una valle di guerra. Si resiste all’orrendo, trasformando in un fronte nemico il luogo tentato del nascondimento. Ci si chiede, anche da qui, dalla zona pedemontana di via Ugolini per quale motivo, la mente così malefica nella costruzione del doppio delitto, si sia fermata a quell’altezza, abbia perso la sua mole di lucidità lungo una stradina grossa il passaggio di un’automobile. Ognuno di noi, alternativamente, persiste nel credere impossibili morti di questo tenore e quando alla fine riesce a farsene una minima ragione, allora pretende un delitto perfetto. Invece, la psicanalisi dell’assassino spiega che egli causa, ad un certo punto, un buco nella sua trama. Magari un piccolissimo buco. E un millimetro basta per lasciare libera la luce che punta al corpo dell’assassino come un filo di laser rosso. L’assassino viene scoperto per la vendetta che la sua mente si procura, espiando un senso di colpa, denunciando in sostanza se stesso. Non c’è bisogno che l’assassino torni sul luogo del delitto per autodenunciarsi, basta che si scopra prima. Qualcuno sostiene che sia una morte ricavata da certi film dell’orrore. Ormai passano sullo schermo anche a notte bassa e si fissano in cervelli bacati. Intanto che si arrestano gli assassini, si arrestino anche molte pellicole, tanti siti internet, non pochi libri di cattivi maestri. Stiamo costruendo monumenti di abiezione, annichilendo le anime normali di una normale esistenza. toccato ancora a noi, gente di Brescia. Ancora a noi. Tonino Zana